Il gioco non termina

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Alcaeus Wisdom
view post Posted on 6/4/2017, 22:38     Top   Dislike




West Country era stata completamente ricostruita dopo l'incendio che due anni prima l'aveva praticamente rasa al suolo, ma i segni della devastazione permanevano ancora se uno sapeva dove guardare.
Si materializzò in un viottolo buio, così stretto che una persona ci passava appena, ma l'aspetto non era affatto quello che uno si sarebbe aspettato. La sua alta figura si era curvata in un corpo deforme, gobbo e con le gambe storte. Le rughe sul volto si erano moltiplicate e l'occhio sinistro non esisteva più. La pelle si era ritirata a chiudere l'orrenda cavità, da cui l'occhio sembrava essere stato estratto a forza e non accecato. Barba e capelli erano incolti. Avesse aperto la bocca sarebbero venuti alla luce denti storti e guasti, come se nessuno se ne fosse mai curato. A vedersi era raccapricciante e i più non osavano guardarlo; nessuno avrebbe potuto riconoscerlo.
Vestiva abiti scuri, ormai scoloriti, vecchi di anni, di certo non lavati in tempi recenti, e comunque mai con cura, tanto che si potevano ben vedere macchie ormai parte del tessuto. Ricuciti più volte e in più punti, erano venuti a dotarsi di un gran numero di tasche ottenute cucendo pezzi di stoffa all'interno laddove la tela ormai lisa finiva per strapparsi. Perfino il cuoio degli stivali era prossimo a bucarsi. Sulla schiena a render meno, o forse più, deforme la figura era coperto da un mantello nero che a causa della gobba arrivava poco al di sotto del ginocchio. Il cappuccio era tirato sul capo, ma appena per coprire la testa dalle gocce di pioggia che cadevano stancamente e affatto per nascondere l'orrido volto. Da sotto il mantello usciva un bastone di legno nodoso, che tutto sembrava meno che comodo e agevole per aiutare a camminare. La mano che lo reggeva, scheletrica a tal punto che si vedevano quasi le ossa, era di un colore bluastro, quasi fosse morta per congelamento, ed un occhio attento si sarebbe chiesto come potesse reggere il peso del corpo, che faceva affidamento su quella per appoggiarsi al bastone.
Uscì dal vicolo con passo scomposto e se qualcuno lo avesse visto avrebbe detto che era emerso direttamente dalle ombre; di certo il suo aspetto non avrebbe fatto pensare altrimenti. Si diresse senza fretta verso la piazza centrale. Le case erano ormai pressoché tutte illuminate e per strada non c'era nessuno. Non appena la sua figura varcò l'ingresso della piazza il campanile della chiesa iniziò a battere i rintocchi delle sette e se ci fosse stato qualcuno davanti alla bacheca in legno all'ingresso del mercato avrebbe visto comparire un messaggio che spiccava tra tutti gli altri annunci. Era scritto su una bella pergamena e di buona qualità, ma sembrava che qualcuno non avesse idea del valore o non gliene importasse tanto era sporca. In una grafia elegante ed ordinata, che nulla però faceva mancare alla chiarezza, erano vergate le seguenti parole:

Il gioco non termina.

Chiunque avesse visto il biglietto lo avrebbe riconosciuto immediatamente e avrebbe saputo che lui era lì, o, se dotato di un minimo di curiosità, quantomeno sarebbe andato a domandare alla locanda; ed era proprio lì che lo avrebbero trovato. Nonostante dall'interno provenisse un gran baccano, il rumore del suo bastone sul selciato lo sovrastava, e quasi fu uno scoppio di tuono quando colpì la porta, che si aprì sbattendo. All'interno era calato il silenzio e il timore serpeggiava tra la gente. I più lo avevano riconosciuto e tenevano chino lo sguardo nel proprio piatto o sul proprio bicchiere, mentre gli altri erano troppo spaventati e disgustati allo stesso tempo per osare alzarlo ancora.
L'oste fu il primo a ridestarsi e si affrettò a farsi strada verso il fondo della stanza, dove iniziò a sgomberare un piccolo tavolo su cui erano ammonticchiati numerosi piatti sporchi, e non ebbe grandi difficoltà a passare in quanto non appena ebbe iniziato a seguirlo la folla ben contenta si allontanava, tanto che non appena ebbe liberato la soglia più di un avventore si affrettò a guadagnare l'uscita. Mentre l'oste faceva portare via i piatti e un garzone di cucina si affrettava a pulire il tavolino alla bell'e meglio, un uomo alto più sveglio degli altri cedette la propria sedia e la spinse per aiutarlo a sedersi. Subito dalla cucina fu portata in un bel piatto una fumante quanto maleodorante zuppa di cipolle, il cui aspetto non era migliore dell'odore. E nel mentre che gli veniva apparecchiato davanti un tovagliolo, di quelli candidi che vengono tirati fuori solo quando c'è un ospite estremamente importante, l'oste in persona andò a spillare da una piccola botte in cima alle altre, quasi sul soffitto, un liquido nerastro dall'odore acre. Era vino, ma talmente inacidito da essere quasi diventato aceto. Posò il calice davanti al piatto e domandò se c'era qualcos'altro di cui abbisognasse, ma fu congedato con un cenno noncurante della mano senza essere degnato di uno sguardo, cosa di cui il povero oste fu ben contento. Il bastone era rimasto in piedi senza essere appoggiato a nulla dal momento in cui era stato lasciato e le gambe, storte com'erano, toccavano terra appena con la punta degli stivali. Una volta preso posto, dopo aver tolto il cappuccio, sbattuto il tovagliolo e messolo a bavaglio, cominciò a sorbire la minestra risucchiando piuttosto rumorosamente.
Sembrò quasi che questo suono autorizzasse tutti a parlare nuovamente, dapprima sottovoce e bisbigliando, poi, pian piano, sempre più sonoramente, finché quasi si sarebbe pensato che si erano dimenticati della sua presenza, (e forse era proprio così).
Era la terza volta che si presentava, anche se l'ultima era stata molti anni prima. Compariva sempre nei giorni di pioggia e sempre sul far della sera. Non si era mai fermato più di una notte e sempre con lui era comparso un messaggio. Nessuno aveva mai saputo che cosa volesse. Circolavano strane storie, alcune tetre e raccapriccianti, ma in tutte si favoleggiavano leggendari tesori. Era accaduto in passato che qualcuno con un'avidità superiore al disgusto lo avesse avvicinato, ma si diceva che i più non avessero fatto una bella fine. La moglie del tintore ancora raccontava dell'usuraio che dopo aver parlato con lui era diventato l'uomo più ricco del circondario, per essere poi trovato morto per soffocamento sotto una montagna di denaro. Le voci più fondate sostenevano che in realtà offrisse un lavoro, ed era proprio così; ma era un'offerta che valeva per una sola notte.


Discussione aperta, anche a più d'uno. Si prega di interagire soltanto se si è interessati al messaggio e soprattutto se si è decisi a continuare.

 
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Olivia Petersen
view post Posted on 19/4/2017, 09:51     Top   Dislike




Spero di non essere di troppo...



La notte, scura e amorevole la teneva stretta come una madre, l'accarezzava lenta con il vento che giocava con i suoi capelli rosso fuoco, il cappuccio che portava sul capo era ormai un must per lei, ora che era riuscita a trovare un mondo che l'accettava e con lei respirava lentamente a pieni polmoni aria familiare, magica. Lenta camminava tra i maghi e le streghe del luogo che la osservavano a malapena, senza farci troppo caso, con il tempo aveva imparato a riconoscere amici e nemici, umani senza magia e umani come lei; mentre camminava lenta godendosi l'aria notturna e il caos posò un piede su di un pezzo di carta, una busta, la raccolse, l'aprì e lesse la frase:
Il gioco non termina
Di che gioco si parlava? Era forse un passatempo? Un invito? Cos'era davvero? Chiuse gli occhi e respirò profondamente andando quasi in trance, seguendo l'istinto e la traccia lasciata sul biglietto. Quello che pochi sapevano era che maghi e magia, lasciano sempre una traccia su ogni cosa tocchino, lei seguì quella traccia, affrettò il passo scontrandosi un paio di volte con dei passanti ben poco raccomandabili che non esitarono a seguirla, rendendole la nottata piuttosto piacevole in fin dei conti.

Uscì dallo stato confusionale in cui era e ghignò nascondendosi all'ombra di un vicolo, la luna batteva i suoi raggi sulla strada di ciottoli, ma il buio l'aiutava a nascondersi, avvistò i due uomini luridi e grossi, sudaticci e con il fiato alcolico, ghignò nuovamente e uscì dal buio a bacchetta spianata, non disse una parola, lasciò che fossero loro a dare il via alle danze.
Ma guarda chi c'è qui...una streghetta senza volto...
Disse il primo, quello più grosso, rivolgendosi al compare che rise forte, una risata fastidiosamente stridula, tirò fuori la sua bacchetta e la puntò alla donna in un secondo
Andiamo Bambina, non puoi farci arrabbiare così...non vuoi vero?
La donna scosse la testa imitando un pianto rassegnato e con voce tremante sussurrò
Per favore...non fatelo...
I due la circondarono stringendola in un cerchio fatto di muscoli e carne, lei rise, rise forte liberatoria e scagliò silenziosa contro uno dei due un incantesimo che lo fece rimbalzare contro il muro, poi guardò l'altro togliendosi il cappuccio dalla testa e con un altro ghigno sussurrò
La festa è finita di già?
Un altro incantesimo scoccò dalla sua bacchetta, ma il nemico sapeva come rimandarlo indietro e lei si trovò accasciata a terra con la testa dolorante e il sangue che lento le rigava il viso in un rivolo copioso, sentiva le risate dei due che le furono sopra e la tirarono su, quello che si era rialzato la prese per il collo, mentre l'altro la derubò della bacchetta, Olivia si sentì persa e chiuse gli occhi, pronunciando una litania, lentamente le mani del ladro tremarono, la bacchetta quasi si muoveva da sola, se la puntò alla testa e da solo si uccise gridando, l'altro mise giù la donna in un secondo e imprecò, insultandola, Olivia ghignò nuovamente e prese in mano la sua bacchetta, osservò l'uomo che le stava di fronte e gli mostrò il biglietto
Sai cosa significa?
L'uomo scosse la testa e tentò di fuggire, ma la donna lo bloccò saltandogli sulle spalle, gli sussurrò una parola all'orecchio e gli storse il collo con le mani, cadendo con lui al suolo, lei rimase sulla sua schiena per qualche secondo mentre lui era a pancia in sotto con il sangue che gli usciva dalla bocca, Olivia si alzò schifita dall'odoraccio e si recò nuovamente in direzione della traccia magica.

Si ritrovò in una bettola maleodorante, in cui la cosa più pulita era...il nulla, gli uomini all'interno puzzavano da far schifo e le donne che c'erano, lei e forse un altro paio, non erano certo appena uscite da una vasca con acqua profumata, lenta si diresse al bancone senza coprirsi la testa e chiese all'oste se poteva darle un bicchiere di vino, già a sentirne l'odore uscire dai calici altrui era pessimo, ma non poteva certo starsene li a non far niente, guardò nuovamente il bigliettino e si guardò intorno, sentiva che era nel posto giusto probabilmente, anzi era certa, ma con tutto quel chiacchiericcio non riusciva a concentrarsi, tentò invano di isolarsi, anche se una figura piuttosto raccapricciante accolse il suo sguardo, era...diverso dagli altri, era sporco, mangiava come un vagabondo che non mangia da giorni e questo la fece riflettere, che fosse lui il mittente del messaggio? C'era possibilità che qualcun altro avesse ricevuto lo stesso biglietto e fosse arrivato li con lei a dissipare ogni dubbio? Per ora voleva solo bere e dimenticarsi dello schifo appena vissuto. Ad un tratto però si voltò nuovamente verso la figura, era certa che lui fosse l'uomo che spariva e riappariva quando più gli conveniva, si diceva in giro che offrisse un lavoro, probabilmente era il caso di parlargli, dopotutto, se qualcun altro fosse arrivato, era sicura che gli avrebbe soffiato l'opportunità da sotto il naso, quindi prese coraggio, il suo boccale e si diresse al tavolo dell'uomo
Siete voi il mittente del messaggio?
Chiese senza riflettere un secondo di più, si sedette di fronte a lui e lo fissò con le iridi azzurre, in attesa di risposta.
 
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view post Posted on 27/4/2017, 15:45     Top   Dislike

Fabbricante di Bacchette

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Aveva osservato a lungo la pergamena comparsa sulla bacheca, come se volesse coglierne i dettagli più insignificanti come la fattura della carta, le sfumature dell'inchiostro, il modo in cui i trattini sulle T s'inclinavano verso la fine.
Per tutto il tempo trascorso in quell'era non sua, Neil si era rigorosamente attenuto alle misure di sicurezza che erano state decise insieme a Gwydion e a Riley. Nessuno doveva sapere la loro provenienza ed era compito loro tutelare i ragazzi, controllando soprattutto che nemmeno loro sgarrassero in tal senso. Fino a quando non avrebbero trovato una soluzione, ognuno di loro avrebbe vissuto come un cittadino comune lavorando e vivendo di quella mansione.
Per lui era stato più semplice: era riuscito a farsi assumere sotto falso nome dalla famiglia degli Ollivander allora vivente e lavorava come apprendista. Per Riley e Gwydion le cose non erano altrettanto agevoli: da quel che aveva capito erano entrambi Auror addestrati, ma piuttosto inutili per l'epoca. Ciò che avrebbero potuto fare era fingersi mercenari o farsi assumere dalla appena fondata Hogwarts. Il pensiero di Gwydion dietro la cattedra lo faceva sghignazzare; era troppo rozzo per un'arte quale quella dell'insegnamento. Riley, invece, poteva ambientarsi meglio di lui, più pratica e tranquilla.
In realtà l'idea dell'insegnamento aveva visitato anche lui; la terrorizzante situazione aveva anche i suoi lati terribilmente affascinanti e a Neil sarebbe piaciuto vivere Hogwarts come poteva essere stata a quel tempo e, soprattutto, stare a contatto con i Fondatori.
Tuttavia, il gruppo aveva bisogno di occhi e orecchie ovunque, anche al di fuori del castello. Quindi eccolo lì mentre si avvicinava alla locanda dove sapeva avrebbe trovato pane per i suoi denti. Ambientarsi e non farsi notare non era nemmeno troppo semplice; il fatto di avere alla sua età tutti i denti regolari, una pelle normale non butterata e spesso non sapersi vestire secondo il costume dell'epoca attirava su di lui qualche sguardo perplesso, ma per fortuna ancora nessuno era venuto a trascinarlo sul rogo invocando la morte alla strega.
Sorrise allegramente all'oste, che gli rispose con un'occhiataccia di rimando. Neil decisamente avrebbe dovuto lavorare sulle sue capacità di passare inosservato. Individuò il tavolo che gli interessava, scoprendo che una signorina dai capelli di un particolare rosso lo aveva anticipato. Avvicinandosi gli capitò di provare una fitta di nostalgia per i Tre Manici di Scopa: decisamente quel posto non poteva essere altrettanto raccomandabile.
Senza rivolgere una singola parola si sedette al tavolo appoggiandovi i gomiti, un sorrisetto irritante (che voleva essere affabile e rassicurante) regalato ai due interlocutori.

- Mia signora, mio signore. -

Era così che ci si rivolgeva a due sconosciuti nei tempi antichi, giusto?
Neil non era mai stato versato nella storia. Nè troppo attento. Be', adesso si giocava e si lasciavano gli studi ai libri polverosi nella biblioteca. O almeno così diceva il biglietto.
 
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Alcaeus Wisdom
view post Posted on 30/4/2017, 13:00     Top   Dislike




La moglie dell'oste non si smentiva mai, e quella volta men che meno; la sua zuppa di cipolle rimaneva sempre la migliore che avesse mai mangiato, e poteva ben dire di averne assaggiate molte: difatti non c'era volta nei suoi viaggi che non ordinasse quel piatto. Una volta si era anche divertito a farne la classifica, e da allora era diventato consuetudine l'aggiornamento ogni qual volta l'avesse provata di un posto nuovo. Fino a quel momento comunque il primo posto non solo non era stato scalzato, ma neanche lontanamente scalfito. Si preoccupò di raschiare per bene il fondo del piatto col cucchiaio, facendone venire uno stridio terribile, cosicché alla fine, se non fosse stato per l'alone di unto che rimaneva sulla superficie, forse una persona poco attenta avrebbe anche potuto dire che il piatto doveva ancora essere riempito.
Una volta che ebbe sorbito l'ultimo rimasuglio, schioccò la lingua come quando si vuole esprimere gran soddisfazione per qualcosa che si è mangiato. Subito e ben lesto, quasi quello fosse un segnale concordato, il garzone di prima si affrettò ad avvicinarsi e portò via il piatto guardandosi i piedi e rischiando di farlo cadere, pur di evitare di incrociare il suo sguardo. Per un buon tratto procedette a ritroso per non voltargli le spalle, temendo di fargli un'offesa, urtando più d'uno nel suo percorso, e solo quando ritenne di essere abbastanza lontano osò ricominciare a camminare diritto.
In realtà si preoccupò ben poco di tutto questo intento com'era ad asciugarsi le labbra picchiettandole con un angolo del tovagliolo, che continuava comunque a tenere a bavaglio. E benché, se uno avesse osservato la sua figura, si sarebbe pensato che fosse troppo impegnato nell'operazione per poter anche solo pensare ad altro, il suo occhio era fisso sulla porta, vigile a chiunque fosse entrato. E se qualcuno fosse entrato, proprio per la posizione del tavolo, favorevole a lui, ma non ad altri, non si sarebbe accorto di essere osservato fin dal primo momento, sempre se avesse avuto lo stomaco di guardare nella sua direzione.
Per parecchio tempo la porta non si aprì, se non per qualcuno che usciva. Non aveva dubbi che ormai la notizia del suo arrivo fosse dilagata da un capo all'altro di West Country e di certo più d'uno si sarebbe tenuto alla larga dalla locanda, accontentandosi di bere peggio altrove o restando a casa. Non per questo si scompose, anzi, iniziò a tamburellare le lunghe dita nodose sul tavolo, per nulla a caso, tanto che si sarebbe potuto dire che fosse alla ricerca di un ritmo particolare o stesse cercando di riprodurre una qualche melodia.
La prima persona a varcare la soglia dopo il suo ingresso fu una signorina, che non aveva alcunché di interessante che non fosse il particolare colore dei capelli. Benché con passo lento, le intenzioni con cui si diresse al bancone erano tutt'altro che indecise, e comunque non gli ci era voluto più di uno sguardo per capire che era lì per il messaggio. Chiese del vino, con l'unico intento di non catturare su di sé l'attenzione più di quanto non avesse già fatto entrando, mentre ruotava la testa da tutte le parti cercando di capire a chi dovesse rivolgersi per poterne sapere di più.
Finalmente qualcosa sembrò catturare la sua attenzione, o quantomeno capì di dover separare la sua figura da quella gran folla, perché non appena venne servita si diresse a passo di marcia verso il suo tavolo. Si sedette senza attendere di essere invitata e non si preoccupò di intavolare il discorso con parole di circostanza, ma andò subito al punto. In un'altra situazione non avrebbe esitato a redarguire un simile comportamento, ma quel caso non rientrava per nulla nella normalità.

"Vi interessate di indovinelli?"

Il tono con cui le si era rivolto era talmente ambiguo da non riuscire a capire se fosse una domanda in risposta a quella di lei, e nel caso non era chiaro se implicasse anche in sé una qualche affermazione, se fosse una sorta di prova da superare per ottenere una risposta, o addirittura se fosse un quesito estemporaneo, così per curiosità, quasi fosse stato lui il primo a parlare.
Per tutto il tempo il suo occhio non aveva fatto altro che roteare nell'orbita quasi trasognante e senza fermarsi su nessun punto in particolare, il che tendeva in parte a far propendere per l'ultima opzione e in parte a far sorgere il sospetto che in realtà nulla di tutto ciò lo interessasse, ma lo annoiasse addirittura. Dopo parecchi giri roteò ancora un volta e si fissò dritto sulla porta, che si era aperta allora, e soprattutto sull'uomo che era entrato. Costui impiegò un tempo assai minore ad individuare il tavolo di suo interesse, (il suo ovviamente), e forse proprio per questo si avvicinò con tutta tranquillità.
Prese posto accanto a loro, (o meglio, accanto alla donna, in quanto il suo bastone piazzato dov'era occupava da solo un buon lato del tavolo), salutando entrambi educatamente. Non risposte, ma si limitò a fare un paio di cenni di assenso col capo, quasi a dare la sua approvazione, e che in tutt'altra situazione avrebbero fatto pensare senz'alcun dubbio ad un vecchio rimbambito che non aveva capito assolutamente niente, e chissà che qualcuno non venisse a pensarlo anche in quel caso.
Voltò il capo verso il bancone, per poi veder che il garzone di cucina si stava già dirigendo verso il loro tavolo con boccale ed una caraffa colma di vino. Era sveglio il ragazzo! E non si esimette dal prendere un appunto mentale al riguardo. Egli riempì il bicchiere del nuovo arrivato, ma poi si preoccupò invece di poggiare la caraffa vicino al suo calice, il che non fece altro che incontrare la sua approvazione e rinforzare il suo giudizio. Non avrebbe toccato una goccia, ma il ragazzo questo non poteva saperlo e dubitava fortemente che l'oste lo avesse informato riguardo la sua scorta privata, e comunque il gesto era altamente apprezzabile. Si allontanò di qualche passo, questa volta rimanendo in attesa, solo fin quando un altro suo noncurante gesto della mano lo congedò.
In tutto questo non aveva certo perso tempo, e non gli ci era voluta più di un'occhiata per riconoscere nel nuovo venuto l'apprendista che lavorava nella bottega degli Ollivander, proprio lì al villaggio. Eppure, non sapeva dire perché, aveva come la sensazione di averlo in realtà visto (anche?) da qualche altra parte.
Solo quando infine furono tutti serviti e lasciati soli rivolse loro la parola.

"Cosa posso fare per voi, signori?"

La voce era gracchiante come quella di un corvo, ma in contrasto con la sua raccapricciante figura aveva un non so che di gioviale, quasi di simpatico, e forse qualcuno dotato di eccezionale ottimismo in tutt'altra situazione avrebbe potuto addirittura anche dire che metteva di buonumore. In ogni caso lasciava trapelare il fatto che fosse ben disposto ad ascoltare.

 
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Olivia Petersen
view post Posted on 2/5/2017, 08:26     Top   Dislike




L'uomo che la rossa aveva avvicinato senza che le fosse richiesto, parve in un certo senso divertito dal suo arrivo, più che scocciato, ma il suo modo di fare era...incomprensibile, ambiguo anzi, almeno per lei, non riusciva a comprendere di preciso quanto l'uomo stesse provando vedendola, non che le importasse poi molto, ma voleva capire se la sua presenza era un punto a sfavore o a favore della sua persona. Alla sua domanda, la figura maschile che le stava di fronte chiese a sua volta se si intendesse di indovinelli, le venne da sorridere, lo guardò ancora con le iridi color del cielo e rispose
Diciamo che spesso mi diverto ad indovinare...
Si ammutolì dopo quelle poche parole, si mise in posa offensiva quasi, drizzando la schiena giocando con il bicchiere quasi pieno del vino,ne aveva bevuto un sorso e la gola le era andata in fiamme talmente era pessimo, aceto puro per i suoi gusti, non era delicata di certo, ma quel vino era a dire poco orrendo, tuttavia, per galateo ne bevve un paio di sorsi, giacché lo aveva pagato, giocherellò nuovamente con il bicchiere sebbene sapesse che non era troppo educato come gesto, ma il luogo in cui era, a dirla tutta non le pareva per signori per bene o ben educati, piuttosto le pareva luogo per uomini che con la vita da signori avevano ben poco da fare.
Osservava silenziosa lo sguardo vacante dell'uomo, sembrava attendesse qualcun altro, così osservò di sottecchi il suo intorno, sentendo quindi la porta della locanda aprirsi, era curiosa e si voltò a guardare, notò un ragazzo che non aveva mai visto dirigersi al tavolo a cui lei è il vecchio erano seduti. Rispose al saluto educato del ragazzo con un altrettanto educato
Buonasera a voi...
sorrise di rimando con cortesia ed educazione, poi ascoltò nuovamente la voce del "creatore di indovinelli" come lo aveva denominato dopo la sua prima domanda nei suoi riguardi, che chiese ad entrambi cosa avrebbe potuto fare per loro.

Olivia non si scompose rimanendo rigida con la schiena, sapeva chi fosse l'uomo, aveva sentito le dicerie riguardanti quella figura che appariva e spariva a suo piacimento nelle bettole in cerca di persone atte ad eseguire i suoi scopi, ne aveva sentite di storie sul suo conto, tuttavia tacque al riguardo e gli si rivolse al suo solito modo.
Sono pressoché certa che abbiate scritto voi su questa pergamena e la domanda spetterebbe a noi comuni esseri umani...
Mostrò quindi il pezzo di pergamena lievemente ingiallito posandolo sul tavolo
che lavoro avete per coloro che avete attirato qui con tale stratagemma?
Osservò il nuovo arrivato e ancora il vecchio per avere una risposta, non sapeva cosa aspettarsi, era certa che per lei e per il nuovo arrivato vi fosse un qualche tipo di incarico da svolgere, indovinello o caccia al tesoro che fosse, non le importava granché, ciò che realmente le interessava era quanto significasse quel biglietto, amava mettersi in gioco, per questo, aveva risposto all'appello, perché amava giocare, tuttavia adesso, non sapeva quali carte aveva e in cosa consistesse il gioco, ma di certo non era un comune insignificante giochino da marmocchi.
 
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view post Posted on 3/5/2017, 15:37     Top   Dislike

Fabbricante di Bacchette

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Di sicuro il vecchio sapeva come stupire anche senza indovinelli.
Neil alzò le sopracciglia, sorpreso dalla domanda dell'uomo. Gli venne il dubbio che il gioco fosse già cominciato e quella domanda "cosa posso fare per voi?" fosse una parte di indovinello. Altrimenti sarebbe stato molto difficile potersi spiegare quel quesito. Era chiaro che quell'annuncio sulla bacheca era stato appeso con un intento, ossia quello di attirare persone in quella locanda. Le persone erano state attirate, che senso poteva avere domandare cosa volessero?
Si massaggiò il mento, piuttosto perplesso.
Forse si trattava di uno di quelle domande filosofiche poste dal Corvo all'entrata della Sala Comune di Corvonero. Se così fosse stato, Neil poteva ufficialmente dirsi nei guai. Ci metteva molto a risolvere quel genere di domande, per non parlare degli indovinelli.
Ma per questo poteva contare sull'affascinante compagna di avventure dai capelli di fiamma che affrontava di petto la situazione, giusto? Era un vero sollievo sapere di non essere il solo a dover risolvere enigmi.
Riportò l'attenzione sull'uomo, la cui aura sembrava incutere un certo timore e rispetto nei presenti intorno a loro. Doveva essere qualcosa a lui sconosciuto, legato a quell'epoca su cui aveva ancora tanto da imparare. Gettò un'occhiata rapida intorno a loro. Gli indovinelli promessi potevano essere legati alla personalità e alla storia dell'uomo al suo stesso tavolo? Se così fosse stato, Neil si sarebbe trovato in una posizione di grande svantaggio.

- Potreste dirmi il vostro nome. -

Azzardò con un sorrisetto, sapendo che con ogni probabilità l'uomo non avrebbe rivelato la propria identità a due sconosciuti se avesse avuto intenti particolari.

- E il perchè di quell'annuncio. Concordo con la mia affascinante compagna all'oscuro quanto me. -

Tenne la voce bassa in modo che solo i due potessero sentirlo. Forse l'uomo intendeva passare inosservato davanti a occhi e orecchie poste a spiarlo (esattamente come quelle di Neil per gentile accordo dei signori Powell e Devilred).

- Jack Gildenlow, al vostro servizio. -

Si presentò con cordialità, assolutamente sfacciato nella menzogna. Chi avrebbe potuto biasimarlo? Dichiararsi parente degli Ollivander poteva essere un azzardo ed era meglio passare il più inosservati possibili.
 
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5 replies since 6/4/2017, 22:38   235 views
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