| Un tempo, Katherine era stata onorata di essere parte della casata di Serpeverde. Lo era ancora, chiaramente, ma si sentiva in parte tradita e la cosa la faceva doppiamente infuriare dal momento che non poteva incolpare nessuno se non sé stessa e, per gentile concessione del proprio ego, sua madre. Essere Smistata nella casata di Serpeverde aveva significato essere diversa, non essere come sua sorella, risultare indifferente ai criteri di scelta di Corvonero. Si era estasiata a vedere i volti sorpresi di chi l'avrebbe data per scontata nella casa della madre. Voleva dire che Katherine era orgogliosa, astuta, fiera, aveva capito che studiare e accrescere quella dannata conoscenza tanto cara a Rowena non significava tutto nella vita, come invece sin da piccola avevano cercato di farle credere. Ora, però, la verità era venuta a galla, e Katherine aveva dovuto affrontare una realtà del tutto diversa. Katherine Corvonero non era stata Smistata nella casata di sua madre perchè era stupida. Lo aveva capito quando finalmente aveva cominciato ad aprire i libri di scuola per mettersi seriamente a studiare. Con grande rabbia e tristezza, aveva capito che la Casata di Corvonero l'aveva semplicemente scartata. Non aveva voglia di studiare, non riusciva a capire assolutamente nulla di ciò che i libri le dicevano, fare i compiti era una vera tortura. Spesso si sorprendeva a vagare con lo sguardo al di fuori della finestra, tra una teoria di Trasfigurazione e l'altra, chiedendosi se il clima fosse abbastanza mite per una passeggiata nel parco quando ad attenderla c'erano una scadenza mostruosamente vicina e un tema lungo cinquanta centimetri sui comuni errori della Trasfigurazione di uno scarafaggio in un bottone. Chiuse il libro, sbuffando. Non era abbastanza furba nemmeno da recarsi in biblioteca, dove forse l'atmosfera di concentrazione e disperazione dei compagni avrebbe potuto trasmetterle un po' di voglia e buonsenso. Guardò da una piccola vetrata al di là del muro di pietra: pioveva a dirotto e il pomeriggio si era già trasformato in sera. Decisamente non c'era verso di trovare una scappatoia alla noia perenne in cui lo studio l'aveva intrappolata. Gettò furiosa il libro giù per le scale: tutti non facevano che lodare Hogwarts, quant'era bella Hogwarts, quanto fosse sicura, ma a lei sembrava solo una prigione. Non voleva studiare, non le importava di essere al sicuro, non aveva paura dei Babbani. Se ne sarebbe sbarazzata volentieri come loro si sarebbero sbarazzati di lei. A cosa serviva nascondersi? A cosa serviva studiare? Saper Trasfigurare uno scarafaggio in un bottone non l'avrebbe di certo aiutata contro i pazzi che avevano bruciato la sua casa. Dondolò annoiata le caviglie secche oltre il bordo del balcone da cui si sporgeva e aprì incauta la vetrata, lasciando che la pioggia la investisse. Sorrise al violento sferzare delle gocce contro il viso e si beò ad immaginare la faccia di sua madre quando si sarebbe presentata a cena completamente zuppa.
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