| Ritardo. Tanto, ritardo. E perché Erin Caulfield, la pignola, stava camminando a passo sostenuto - e tutto per non dire "correndo" (sarebbe stato poco elegante, da ammettere) - per i corridoi, cercando di arrivare ad un ora decente a lezione? Una cosa futile e adatta a gente senza cervello, una cosa da Finn, naturalmente. Era ritornato quella mattina dall'Irlanda, e subito si era appostato sotto la sua finestra, facendo levitare piccoli sassi per avvertirla della sua presenza. In quei giorni, Erin era dotata anche di un sono particolarmente pesante, cosa che tuttavia non si poteva dire della sua burbera compagna di stanza, una ragazza che aveva avuto la disgrazia di meritarsi il soprannome di "zitella acida", nomignolo donato gentilmente da quel burlone di Finn. La Zitella Acida, comunque, soffriva, secondo l'irlandese, di una leggera insonnia, e ogni minimo rumore riusciva a farle aprire gli occhi acquosi e alzare la schiena sorta, movimenti che venivano puntualmente accompagnati da brontolii di dissenso. Nemmeno i sassolini di Finn, erano riusciti a sfuggire al suo radar infallibile, ed Erin aveva l'impressione che il fratello puntasse proprio sul fine acuto della Zitella. Erin si era svegliata grazie ad un cuscino volante, atterrato proprio sul suo viso. Si era affacciata alla finestra, ed era scoppiata a ridere vedendo il fratello maggiore con un mazzo di rami di pino e abete stretto nella mano sinistra come un pegno d'amore, cosa che le era costata uno scappellotto sulla nuca da parte della sua compagna di stanza, che non desiderava altro che dormire. L'irlandese si era vestita in fretta e furia ed era corsa giù dalle scale della torre di Corvonero, riuscendo a non cadere grazie all'azione di qualche divinità misteriosa. Aveva raggiunto Finn e si era letteralmente gettata tra le sue braccia, facendolo cadere nella neve. "Sei ingrassata, Er!" aveva detto ridendo mentre si toglieva dal farsetto i fiocchi. Aveva legato molto, in quell'anno, con Finn, forse perché i suoi sentimenti per Thierry si erano, se non tramutati completamente in odio e paura, quantomeno incrinati. I due Caulfield avevano iniziato a passeggiare, facendo attenzione che non ci fosse qualche maestro di vedetta, riuscendo anche a lanciarsi l'uno contro l'altra fredde palle di neve compresa tra le mani. Erin sentiva di avere bisogno, di quella spensieratezza di Finn, riusciva quasi ad invidiarlo, per il suo ottimismo. Lo paragonava ad un raggio di sole in un periodo troppo scuro, fatto di doveri e obblighi e privazioni. All'inizio, avevano fatto finta di non notare i grossi fiocchi di neve, ma quando la bufera era diventata palese, i due irlandesi erano stati costretti a tornare dentro il castello. E da lì, Finn aveva proposto di esplorare la scuola, come quando cercavano nuove stanze all'interno della loro casa natia.
Il tempo era volato. Erin si era ricordata troppo tardi della lezione, ed era stata costretta a rincorrere l'aula, con la grassa risata divertita di Finn alle spalle - il biondo aveva infatti deciso di andare verso le cucine a corrompere gli elfi domestici per qualche mestolo di pudding, piuttosto che cominciare la giornata con la vista di un maestro (odiato solamente per il ruolo che ricopriva). Cercò di controllare il fiatone prima di varcare la soglia dell'aula, ma quando entrò sentì chiaramente il caldo rossore delle gote ed il respiro irregolare. - Buongiorno, maestro Caelum.- disse con un piccolo inchino, per poi cercare il primo posto disponibile, in seconda fila (stare nella prima sarebbe stato troppo imbarazzante). Poco dopo di mise a sistemare penna, inchiostro e pergamena, e solo in quel momento si accorse di essere ad appena un paio di banchi di distanza da Layne, la Grifondoro che conosceva per la sua parentela. Sentì le guance riscaldarsi ancora di più, soprattutto quando vide la figura dello zio di Layne oltre quella della nipote. Decise di far finta di niente ed aspettare l'inizio della lezione con gli occhi rivolti verso il suo foglio di pergamena.
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