| Erin Isabelle Caulfield. Doveva ripeterselo, ancora, e ancora, all'infinito. Se da bambina aveva creduto di odiare sé stessa, quell'irlandese fragile e facilmente trasportabile nel mare dei sentimenti, quell'irlandese debole, che non era mai all'altezza delle aspettative altrui, che sbagliava, che faceva errori su errori, ma che si batteva per le cause che considerava giuste, dotata del vispo fuoco dei ribelli, in quel momento avrebbe voluto ritornare la vera Erin, la bambina spaventata dalla violenza del mondo. Cos'era diventata? Una persona cinica che non batteva ciglio di fronte a tutti gli orrori che la circondavano, incapace di gestire la propria vita, che preferiva tacere ed abbassare il capo piuttosto che battersi in una lite. Ormai, quella maschera di freddezza e menefreghismo si era sostituita al suo vero viso. Era troppo tardi, ormai, per rimediare. Solo in quel momento si accorgeva con orrore del suo cambiamento così radicale. L'anima umana, per la Caulfield, non era tanto diversa dal corso di un fiume. Era inesorabile, capace di distruggere ogni cosa, ma come il cavallo più imbizzarrito, poteva essere domata. Suo padre, suo fratello... Tutti quanti, avevano cercato di deviare la sua vera natura, l'andamento di quel fiume. E ci erano riusciti. Ed Erin non riusciva proprio ad odiarli. Perché? Per lo stesso motivo che l'aveva spinta ad assumere un'altra personalità: l'avevano plagiata. Le avevano fatto credere che loro fossero gli unici capaci di amarla, e lei, da brava bambina delicata che voleva accelerare i tempi e diventare subito grande, incontrare il favore del padre, ci aveva creduto completamente. E dopo, quando avrebbe potuto accorgersi da sola della violenza psicologica a cui era stata sottoposta, era già troppo tardi. Aveva perso la capacità di parola. Non era stata capace di rimanere a casa quando suo padre l'aveva iscritta ad Hogwarts, non era stata capace di restare nella scuola, non era stata capace di dire di no ad ogni decisione del padre che non le fosse andata a genio. Avrebbe voluto cambiare, avrebbe voluto imporre la sua decisione, restare in Irlanda, ma non era più capace, ormai. Quindi, da brava bambina obbediente, la prima cosa che fece quando ritornò ad Hogwarts fu andare alla lezione di erbologia, col suo sguardo fiero, quello sguardo che aveva sempre imitato, e la testa alta. Buongiorno, lady Tassorosso. salutò l'insegnante, sedendosi sul primo posto disponibile, con addosso la sua perfetta maschera di cinismo e sarcasmo, il sorrisetto sghembo e spocchioso che l'aveva sempre caratterizzata, il sopracciglio sinistro alzato e quella luce negli occhi chiari, l'unica cosa che rimanere della vera Erin, una luce viva.
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