| Da quando era giunto a Hogwarts l'anno prima, la vita di Sora era cambiata in maniera esponenziale. Non solo aveva conosciuto Roxas, e la verità sulla morte dei suoi genitori, ma era cambiato nel profondo, sia di carattere, che di spirito. Le sue abitudini erano variate, il suo approccio alle cose, persino i suoi ritmi. E, quell'estate, doveva ammettere di essersi trovato un po' a disagio nella Tribù: non per qualche motivo negativo o particolare, anzi, ma semplicemente perché ormai si era abituato ai ritmi di Hogwarts e l'estate non era stata abbastanza per uscire da una routine così ormai affermata. Quell'estate, poi, con quello che era successo... Non sapeva se era contento di tornare al castello. Una parte di lui, ora che Roxas era stato accettato alla Tribù, voleva che rimanessero lì, entrambi, e vivessero la loro vita in tranquillità. Ma avevano ancora molto da imparare, e poi Roxas... Beh, alla fine tornare ad Hogwarts voleva dire incontrare nuovamente gli amici che si era fatto, continuare le sue lezioni da Animagus, e imparare tantissime nuove cose. Gettarsi nelle lezioni sarebbe stato il modo migliore per riprendere la vita scolastica, questo era poco ma sicuro. Si trovava seduto, come al solito del resto -e non capiva come nessuno non avesse avuto almeno un sospetto, mai-, accanto a Roxas, e ascoltava la lezione della Corvonero con aria confusa. Non perché la donna non si sapesse spiegare: in una materia abbastanza pesante come Storia della Magia, e complicata, era normale che l'insegnante dovesse parlare in maniera chiara. Semplicemente, dopo l'anno prima, quando quasi tutte le lezioni risalenti alla storia anche nelle altre materie erano c'entrate con la grecia, o con nomi e leggende derivanti da essa, quell'estate aveva chiesto a suo zio, quando non era impegnato a stare con Roxas (che dell'esperienza alla Tribù si sarebbe ricordato tre cose: di lui, di quando Riku gli chiedeva di allenarsi con le armi, e di quando la madre di Riku lo rapiva per stare in sua compagnia. La donna lo aveva letteralmente adorato), di insegnargli il più possibile su miti e leggende grece. E ora, invece, si parlava dei nordici, di cui non sapeva niente. La sua solita fortuna.
Le parole davanti a loro sembravano quasi una filastrocca, ma sapeva che si trattava di un mito. Un mito sulla Creazione del mondo, diversa per tutte le religioni e le leggende. Certo che quei nordici avevano davvero dei nomi IMPRONUNCIABILI! Seguì le parole della Corvonero in maniera attenta, ma in certi momenti si trovava confuso. Va bene, in principio c'erano Ginnungacoso e Yggdrasil, ma da dove provenivano? Erano sempre esistiti secondo la leggenda, nonostante questa fosse la creazione? E se sì, da dove provenivano? Erano domande che voleva fare, ma sapeva che, spesso, queste leggende partivano da cose senza molto senso, o che comunque c'era sempre qualcosa "prima" della vera e propria leggenda, e un po' temeva di fare la figura dello sciocco. Magari dopo lo avrebbe spiegato... Solitamente non lo faceva, perché aveva una memoria piuttosto buona, ma cominciò ad appuntare i nomi, troppo difficili per poter essere ricordati in maniera normale. Avrebbe dovuto studiarseli ben bene. La donna continuò a parlare della nascita dei due giganti, dei vari mondi e delle...
"Infradimensioni?" Si lasciò sfuggire. Non aveva alzato la mano, diamine! La sollevò subito, sperando che valesse comunque. "Esattamente, che cosa sono...?" Ecco, questa era sinceramente una domanda più stupida rispetto a quelle che aveva pensato prima, ma non conosceva il significato di quella parola e per studiare bene l'argomento avrebbe dovuto capire tutto, in fondo.
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