Good night..mare to you!, Privata - Annie

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Noah Edgar Miller
view post Posted on 13/6/2014, 23:19     Top   Dislike




La biblioteca scolastica era un ottimo luogo nel quale osservare e catturare nuove prede. Di solito era affollata da Corvonero fin troppo studiosi, mai soddisfatti delle proprie conoscenze, o da Tassorosso in crisi per gli esami.
Noah era rimasto fermo immobile davanti alla porta d'ingresso per ore. Pareva un gatto. Uno di quelli che riesce a restare come paralizzato anche giornate intere, fissando tutto intorno a sé. Da quella postazione riusciva a vedere ogni singola sedia, o scaffale, o sgabello.
Con le braccia incrociate al petto e un respiro algido come il proprio sguardo sceglieva attentamente la prossima vittima.
Nemmeno un alito di vento soffiava in quel luogo a scompigliarsi i capelli, così pareva quasi una perfetta statua, in tutta la sua bellezza e magnificenza.
D'una tratto però, l'espressione del ragazzo cambiò. Aveva notato una ragazza, seduta sola ad un tavolino, che sembrava quella giusta. Faccino angelico, ingenuo, fragile. Tassorosso. Le labbra di Noah si mossero in un sorriso perverso. Già nella sua mente stava pensando a tutto quello che avrebbe potuto farle. Attrarla e poi farla soffrire? Oppure scoprire i suoi punti deboli per poi usarli contro di lei? Certo ora che era nel suo mirino, qualsiasi cosa ella avesse cercato di fare per la salvezza sarebbe risultata vana.
Era già ceduto una volta, davanti ad una ragazza, a causa di una ragazza. Non avrebbe fatto nuovamente lo stesso errore.
Noah era pronto a tutto pur di dimostrare che quello vissuto nel parco di Hogwarts non fosse stato altro che uno stupido attacco di debolezza, già svanito nel nulla come al solito.
Proprio come un felino si avvicina all'agnello designato, Noah camminava lungo il corridoio principale della biblioteca, con passo felpato e sguardo fermo e duro. Si fermò solo qualche istante alle spalle della fanciulla che pareva non essersi minimamente accorta della sua presenza e le poggiò entrambe le mani sulle spalle, lentamente, così da farle sentire come piano i suoi polpastrelli e i palmi aderivano alla sua pelle. L'avrebbe come minimo fatta saltare in aria dalla paura. Di questo ne fu ancora più sicuro quando avvicinò le labbra ad un suo orecchio, sussurrando:

Il castello può rivelarsi molto pericoloso, sapete?

Considerando che in quel punto della biblioteca c'erano ben pochi ragazzi in grado di sentire quella frase, l'effetto desiderato sarebbe stato sicuramente meraviglioso. Noah sorrise sotto i baffi e sistemandosi la cravatta verde-argento della propria divisa, si sedette rapido accanto alla ragazza, pronto a diventare, per lei, il peggior incubo che lei avesse mai fatto, con una sola piccola differenza: egli era reale.
 
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view post Posted on 14/6/2014, 00:53     Top   Dislike
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tumblr_n0w3dxM4Kz1sd35bco1_250«Annie, ascolta.»
Emmelynn, la mia prima compagna di dormitorio ad Hogwarts, una dolce fanciulla un po' frivola ma delicata e dal buon cuore, aveva preso la propria arpa celtica, cominciando a suonare una melodia magnificamente piacevole. Avevo ascoltato le note librarsi per la stanza e le altre due fanciulle, Eve e Lilian, presenti nella stanza, si sedettero sul pesante tappeto giallo e nero posto fra i giacigli di tutte noi, in ascolto.
Emmelynn chiuse gli occhi, lasciando che carezzassi le note come avrei potuto fare con le pagine di un libro prediletto.
Posai il mio piccolo corpo sul giaciglio, intenta ad intrecciarmi i capelli per evitare che sfuggissero in ciocche lunghe e castane di qui e di lì.
«La vostra musica è magnifica, Emmelynn.» Le dissi, mantenendo il voi poiché appartenente ad un rango differente dal mio -più alto ovviamente-, particolarmente colpita dal fatto che una nobile fanciulla fosse stata tanto disponibile a mostrare la sua Arte a noi giovani certamente meno colte di lei. Oh, Santo Cielo, io avevo imparato a leggere grazie a mia madre ma, se lei non me lo avesse concesso, ovviamente avrei provato ad avvicinarmi alla poesia delle parole in maniera differente. Avevo adorato leggere alcune ballate in certi libri che avevo avuto l'opportunità di scorgere nella biblioteca, il luogo certamente mio prediletto in tutto il castello.
Avrei dovuto restituire tre splendidi manoscritti rilegati di tradizioni druide e spartiti che, a quanto era parso, ad Emmelynn non sarebbero più serviti, avendo ella cominciato a cibarsi di propria sponte dell'Arte che creava, di volta in volta differente.
Il petto mi si riempì in un sospiro quando terminò di suonare, cominciando a parlare con un accento molto meno marcato del mio ma proveniente certamente da un'altra parte della Britannia, forse un villaggio differente da quello in cui ero vissuta, quello scozzese di Nairn.
«Mio padre mi ha inviato una missiva: sono prossima a sposarmi!» Ascoltai l'annuncio estasiato di Emmelynn e mi fermai di colpo, osservandola in silenzio. Si sarebbe sposata?
«Conoscete il vostro sposo, Emmelynn?» Domandò Eve, sorridendole prima che cominciassi a raccogliere ogni libro da restituire in Biblioteca.
«Non ancora, poiché è un Cavaliere d'un regno vicino che non vedo l'ora di incontrare. Ci sposeremo il mese prossimo e, se mio padre ha detto il vero, potrò vederlo la settimana prima delle nozze.» Il mio sguardo si velò di tristezza alla consapevolezza che la fanciulla era stata promessa ad un nobile giovane uomo che neppure aveva avuto il piacere di conoscere, rispettare ed amare per ciò che era. Chinai il capo, stringendo appena i libri al petto, alzandomi dal giaciglio.
«Annie, qualcosa ti turba?» Domandò quindi Lilian, avendo forse carpito il mio leggero malessere interiore. Al che negai col capo, come sempre, sfoderando il più gentile sorriso di cui disponessi al momento.
«Mi chiedevo solo se voi siete felice, per questo, Emmelynn.» Le dissi dunque, timidamente, accarezzando distratta il dorso d'un libro sui draghi che avrei dovuto restituire.
«Sono molto felice, Annie. Sarà un matrimonio volto ad unire due piccoli regni, due città ed il mio cuore è gioioso nel sapere che mio padre ha scelto a tal modo per me.» Proseguì la nobile fanciulla dai lunghi capelli d'oro, aprendosi in una risata divertita. Annuii dunque, evitando ulteriori domande, annunciando a quelle giovani donne che sarei andata in biblioteca per restituire quei libri e prenderne degli altri, ancora con quei pensieri in merito a suggelli d'amore donati troppo presto ad individui neppure mai incontrati per puro caso.
Non sapevo che destino mio padre avrebbe scelto per me, riguardo a chi il mio cuore sarebbe appartenuto. Di solito, fra il popolo, chi aveva avuto una posizione privilegiata, avrebbe potuto ambire a concedere in sposa una figlia ad un giovane proprietario terriero per elevare il rango familiare, cosa a cui io non sarei mai stata disposta, se non avessi conosciuto il giovane in questione, per minimo.
Idee forse ardite e che mi sarebbero costate una punizione esemplare, se fossi rimasta in paese.
Sospirai, percorrendo pensierosa i corridoi, senza osservare, senza perdermi in altri pensieri se non quelli che, inevitabilmente, riuscirono a portarmi mia madre nella mente.
Cosa avrebbe fatto lei? Era stata promessa a mio padre? Si erano amati?
Consegnai i libri, riponendoli con cura prima di venire attirata da una nuova copertina rilegata d'un color rubino tanto brillante da indurmi a carezzarne il dorso, leggermente, con due dita. Estrassi quello scritto pensando che, in fondo, con quella pace e silenzio che sicuramente sarebbe mancato nei dormitori, avrei potuto cominciare a leggere le prime pagine.
"Tuatha De Danann, Il Popolo della Dea Dana" Lessi nella mente, accomodandomi ad una delle sedie accanto agli scaffali colmi di libri.
Tanto presa dalla lettura, non mi accorsi minimamente dell'avvicinarsi d'un giovane mago che mai avevo visto in precedenza. Aveva posato entrambe le mani alle mie spalle esili, inducendomi a percepire ogni attimo di quel tocco, sobbalzando allarmata dapprincipio, il calore della sua pelle penetrare attraverso la veste, spandendo un brivido che sconcertò ulteriormente la mia già delicata posizione in merito.
«Il castello può rivelarsi molto pericoloso, sapete?» Pronunciò la sua voce, calda e musicale tanto quanto quella splendida arpa di Emmelynn, in un mormorio che non compresi appieno.
Si sedette accanto a me ed io non potei fare a meno di voltarmi, sconcertata e con le guance imporporate. Nessun giovane aveva mai posato le sue mani a quel modo su di me, specialmente non avrebbe dovuto se sconosciuto.
Aveva le dita sottili, un profilo asciutto, alto, il portamento nobile. Aveva i capelli dello stesso colore dorato di quelli della mia compagna di stanza, forse però più simili a quel caldo oro del grano, gli zigomi scolpiti, la linea delle labbra morbide e piene. Ma... gli occhi. Gli occhi avevano qualcosa che mai avevo notato in altro essere. Celesti ma d'un genere di sfumatura decisamente non limpida come il cielo, tanto più simile a due frammenti di mare tempestoso, incastonati in un viso dalla bellezza nobile degli angeli.
Un angelo con una tempesta intrappolata dentro, che caso curioso!
«Alludete... a giovani come voi, Messere?» Mormorai, allontanandomi appena poiché sapevo di essere troppo vicina a quel giovane, socchiudendo il libro che sino ad all'ora avevo tenuto fra le dita minute e sottili.

 
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Noah Edgar Miller
view post Posted on 14/6/2014, 14:38     Top   Dislike




La reazione della giovane aveva provocato in lui un perfetto compiacimento. Non aveva errato. Era davvero una innocente e ingenua ragazzina. Questo avrebbe giovato molto a Noah, ora pronto a fare il prossimo passo. Sarebbe riuscito a fare breccia sulla sua persona, ad annientarla dentro, nell'animo. Aveva bisogno di accrescere nuovamente il proprio ego, e quale migliore occasione, se non quella?
Il mago asseri con il capo. La malizia cresceva sul suo sguardo e si divertiva a guardare l'espressione confusa e sconcertata sul viso dolce della preda prescelta. Sapeva bene che il proprio gesto, quel lieve tocco con i polpastrelli sulle sue spalle, la aveva mandata fuori di testa. Probabilmente si trattava di una di quelle vergine che ancora non era stata concessa a nessun uomo, e mai era stata toccata da un individuo di diverso sesso, nemmeno in quel modo.

Questo mio comportamenti vi infastidisce, Lady?

Domando' Noah, sperando con tutto se stesso in una risposta affermativa. Ella sembrava persa nei suoi pensieri un attimo prima che Noah interrompesse le immagini nella sua testa. Ma non erano quei pensieri che poco tempo prima lo avevano assalito nel parco. Sembravano le riflessioni di una sognatrice, una di quelle fanciulle che si perdono nei ricordi dolci del passato e in fantasie stolte di un futuro mai veritiero.
La debolezza di ogni donna. Avrebbe usato quel piccolo dettaglio a suo favore. Oh si, quanto si sarebbe divertito.

Non sono un cavaliere, un principe messere
Sono un umile cantastorie, parlo di grandi glorie
Di chi nel passato ha combattuto e merita di non restar muto.

Non sono un cavaliere, ma per voi saro' l'aurora
Ogni mattino si svegliera' a tal ora
Solo per vedermi cantare le vostre lodi con molta premura


Si trattava di una ballata un po' improvvisata e nemmeno perfetta da un punto di vista di metrica, ma quella ragazza come minimo apparteneva ad un ceto cosi basso che si sarebbe sciolta, crogiolante tra le sue braccia, gia' con quelle poche e imperfette strofe.
Noah sorrise e ancora una volta' cerco' il contatto con il corpo della fanciulla, senza risultare troppo impertinente e senza poter essere considerato sconcio. La sua mano calda ando' a poggiarsi proprio sul dorso di quella della fanciulla. Questo atto avrebbe fatto rislutare ancora piu' vincente le parole un istante prima pronunciate.
Si. Fingere. Quella si che era la sensazione piu bella del mondo, specialmente quando sicuramente accompagnata da un'espressione di fanciulla che pende dalle labbra del proprio salvatore. Peccato che ella non fosse consapevole del tiro mancino che le stava per fare.
Eccolo li. Il piu' bello degli angeli, divenire il piu' tremendo dei diavoli.
 
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view post Posted on 14/6/2014, 23:05     Top   Dislike
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tumblr_n0w3dxM4Kz1sd35bco1_250 Il nobile giovane uomo che aveva posato le proprie dita sottili ed affusolate alle mie spalle non l'avevo mai visto in precedenza. Nè in Sala Grande, né in alcun corridoio, benché, forse, avremmo potuto avere approssimativamente la stessa età. Avrei indubbiamente ricordato un volto così particolarmente bello.
Avvertire quel tocco leggero su di me ebbe il potere di confondermi come poche cose prima di quel momento.
Non avrebbe dovuto farlo, giusto? Non sarebbe stato opportuno, né tantomeno il luogo o la circostanza adatta. Non sapevo neppure il suo nome.
Fu solo qualche attimo dopo, quando il giovane nobile mago si accomodò al mio fianco, che potei davvero perdermi nella sua osservazione. Ciò che maggiormente aveva attirato la mia attenzione furono i suoi occhi azzurri, straordinariamente espressivi e burrascosi, dalla profondità in grado d'attrarre ogni creatura, su questo ne sarei stata più che convinta. Qualcosa, in loro, scintillava dell'oscura eleganza tipica dei Serpeverde e, anche per quello, mi decisi a portare il capo al libro che avevo scelto di prendere dopo aver lasciato quelli che oramai avevo terminato, negando col capo.
Lui era certamente nobile appartenente a chissà quale agiata famiglia ed io, per quanto non avessi assolutamente mai disprezzato il mio stato, figlia d'un -molto abile- fabbro. Certamente non sarei potuta sostare così vicina a lui. A quel proposito scostai lievemente la sedia dalla sua, evitando così che avesse potuto spazientirsi per la vicinanza eccessiva, portando poi, piuttosto distratta, ad intrecciare le mani in grembo. I giovani Serpeverde mi avevano sempre guardata con infinita superiorità, riservandosi più d'una volta commenti spiacevoli nei miei confronti. Non che mi avessero mai toccato più del dovuto -anche se, per quello, avevo scelto di non confidare a nessuno la mia prima, unica, ed orribile visione che avevo avuto, nella speranza di non essere ferita più di quanto già non fossi- ma avevo cominciato a nutrire per loro una certa di fastidiosa insofferenza che mi invitò a non fidarmi completamente del ragazzo dalle sembianze angeliche che avevo davanti.
«Questo mio comportamento vi infastidisce, Lady?» Mi domandò il giovane mago quando i miei occhi incontrarono nuovamente i suoi, concedendomi un attimo per pensare. Effettivamente mi ero sentita a disagio ed, in realtà, non propriamente infastidita. Scostai delicatamente i lunghi capelli castani da una spalla, ancora memore del gesto del nobile giovane uomo.
«No, Messere io... il mio cuore era preso da altri pensieri e non avevo fatto caso alla vostra venuta.» Gli dissi timidamente, tralasciando il fatto che nessun gentiluomo mi avesse mai sfiorata a quel modo così intimamente lieve.
Non passò che una manciata d'attimi quando il giovane nobiluomo dai capelli d'oro cominciò a declamare una ballata -indubbiamente, dal cadenzarsi delle rime- accingendomi dunque ad ascoltare, rapita dal suono della sua voce, in modo fortunatamente non abbastanza esclusivo da non pensare ad altro che a lui. Ascoltai le parole susseguirsi morbidamente sulle sue labbra, accennando un sorriso quando terminò, con le guance deliziosamente imporporate. Un po' un cruccio, per me, poiché in grado di esaltare la mia già sin troppo presente timidezza.
«Scarborough Fair.» Gli mormorai, posando lo sguardo alla sua mano sulla mia, raccogliendola pressoché tutta a causa delle mie dita minute e sottili. Il suo tocco era caldo, aggraziato ma, forse, particolarmente immotivato, per me. Sfilai con delicatezza la mano dalla sua, accarezzandone le dita affusolate. Non avrei potuto concentrarmi su quel tocco, non quando quel nobiluomo era ancora uno sconosciuto, per me.
«Quella è una ballata meravigliosa, dalla ritmica precisa e dal significato coinvolgente. Sono certa che l'abbiate ascoltata, perlomeno una volta.» Continuai, volgendo timidamente lo sguardo altrove, perso in ricordi d'infanzia, in cui i menestrelli giunti di volta in volta a Nairn, affascinavano noi bambini con le storie di cavalieri in grado di battere possenti draghi e storie d'amore dalle mille prove impossibili, esattamente come la ballata tipica di Scarborough Fair.
«Se quella che ho avuto il piacere d'ascoltare l'ha suggerita il vostro cuore, Messere, avete del talento nell'arte musicale e poetica.» Conclusi, sinceramente, sperando che non avesse considerato quella frase inopportuna. Dopotutto avrebbe dovuto affinare soltanto la metrica con una più corta ed agevole per un eventuale accompagnamento. Ovviamente non avrei mai potuto farglielo notare. Sarebbe stato inopportuno, tremendamente.
Osservai così il suo bel viso, accarezzandone con gli occhi i lineamenti baciati dalle torce e dalla luce pomeridiana, in grado di rendere la sua bellezza più spigolosa e piacevolmente spiazzante, proiettando ombre in grado di sfiorarlo alla perfezione.

 
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Noah Edgar Miller
view post Posted on 15/6/2014, 11:08     Top   Dislike




«Quella è una ballata meravigliosa, dalla ritmica precisa e dal significato coinvolgente. Sono certa che l'abbiate ascoltata, perlomeno una volta.» A Noah venne da ridere, ma strozzò al nascere quella risatina che cercava in tutti i modi di venir fuori. Egli, difatti, mai prima di allora aveva ascoltato una ballata. Considerava la musica solo ed esclusivamente una perdita di tempo. Le proprie conoscenze, riguardo alle ballate, si limitavano al minimo indispensabile per poterle usare per ammaliare e catturare le giovani prede tanto sensibili.
Il ragazzo si fermò qualche istante ad osservare le guance della signorina, divenute di colpo divampanti. Ogni gesto, ogni parola del giovane, la stava facendo cadere nella trappola. E Noah non si sentiva per niente in colpa per questo, anzi.

Sento che qualcosa vi turba signorina, di cosa si tratta?

Disse in un primo momento il giovane mago dopo essersi reso conto della lunga pausa di silenzio che la Tassorosso aveva fatto dopo il riferimento alla famosa ballata. A Noah non restava che trovare un modo per portarla via da lì, in un luogo più intimo, dove potessero restare soli. L'avrebbe incantata, ella si sarebbe innamorata. Ogni gesto del mago l'avrebbe fatta tremare dal piacere. Ma dopo quella giornata, egli sarebbe sparito nell'ombra. Ella non lo avrebbe più rivisto e sarebbe rimasta lì, a crogiolarsi nei ricordi, e a sperare in un futuro che non si sarebbe mai realizzato. Ed eccolo lì. Il suo punto debole, quello di tutti i sognatori, venir fuori, e diventare un vero incubo.
Noah si scostò una ciocca di lunghi capelli dorati dagli occhi e si alzò lentamente dalla sedia, restando con il viso fermo sul suo, ascoltando le parole che ora la fanciulla stava pronunciato riguardo la qualità del ragazzo a comporre ballate improvvisate. Le poggiò, ancora una volta con un tatto lieve e delicato, una mano su una guancia, sentendola bruciare sotto i polpastrelli.

Venga con me, Lady, vi voglio far ascoltare una cosa...

Una voce sinuosa, elegante ed ammaliante. Avrebbe potuto incantare anche un serpente senza bisogno dell'apposito flauto. Egli stesso era un flauto magico in quel momento, con il suono che penetrava attraverso le labbra, dolce e caldo come una pioggia in piena estate, quando il caldo rende difficile la respirazione.
Non sapeva esattamente dove aveva intenzione di portarla, ma fosse stato anche a decine di miglia di distanza, sapeva che ella lo avrebbe seguito, proprio come un bambino segue le tracce della madre.
 
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view post Posted on 15/6/2014, 17:18     Top   Dislike
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tumblr_n0w3dxM4Kz1sd35bco1_250Osservare quel giovane era particolarmente coinvolgente e, senza che ciò fosse dipeso da qualcosa in particolare, i miei occhi si ritrovarono ad accarezzare i suoi, incorniciati da ciglia chiare, dal taglio inusuale.
Quando l'osservai trattenere un sorriso, non potei fare a meno di inclinare appena il viso in un'espressione teneramente curiosa.
«Non mi dite che non l'avete mai ascoltata.» Mi ritrovai ad obbiettare con dolcezza, con l'ombra di un sorriso. «Narra d'un giovane che chiede agli ascoltatori di domandare alla sua amata di imbattersi in imprese impossibili per ottenere il suo amore. Alcune raccontano che nasconda significati differenti, più antichi.» Gli raccontai, con quel tono affettuosamente esplicativo che mia madre soleva usare sempre quando cercavo di nasconderle un qualche piccolo guaio. Quel giovane nobiluomo sembrava, per le libertà che si era preso sin dal principio, restio ad accettare le regole.
Solo allora, presa da tali congetture in merito al giovane nobiluomo misterioso, avrei osato dire, mi resi conto che aveva soffermato il suo sguardo quasi felino sulle mie guance, unica fonte di colore, dovute ad una timidezza che mai avevo amato mostrare. Il fatto che avessi una carnagione eccessivamente chiara non aveva facilitato le cose.
«Sento che qualcosa vi turba signorina, di cosa si tratta?» Mi domandò l'angelico giovane mago, lasciando che tornassi con lo sguardo al suo, ancora parzialmente perso in quei ricordi che avevano preso a mancarmi, provocandomi un vuoto allo stomaco fastidioso e non in grado d'essere colmato. Pensare a mia madre era sempre simile all'avere un drago sul cuore, intento a graffiarlo di qua e di là.
«Vogliate perdonarmi, Messere.» Gli dissi, pensando che, in fondo, il mio silenzio sarebbe dovuto essere motivato, in qualche modo. Sarebbe stato tremendamente scortese, altrimenti. «Ripensavo ad un...» Il mio esile petto si gonfiò in un sospiro malinconico. «Avete mai provato la sensazione di aver perso una parte di voi? Un... vuoto, mai più colmabile da nulla o nessuno?» Gli domandai infine, posando entrambe le mani a quel libro, con i ricordi al giorno della morte di mia madre, all'incredulità successiva ed alla consapevolezza, piano piano glaciale ed inesorabile, che non sarebbe più tornata.
Non avevamo neppure ottenuto giustizia. Lei non l'aveva ottenuta.
Il flusso di quei pensieri si fermò quando il giovane si spostò una ciocca di capelli dorati dalla fronte, alzandosi con grazia dalla propria sedia, guardandomi ancora negli occhi dopo i complimenti rivoltogli in merito al suo talento musicale da poter, eventualmente, coltivare in qualche modo.
Si chinò appena a posare una mano alla mia guancia mentre sollevavo il viso verso il suo, avvertendo il suo tocco gentile ma che, ancora, fu capace di lasciarmi senza respiro. Sforzandomi di non fargli notare il mio imbarazzo in merito, presi con delicatezza la sua mano, stringendola con estrema delicatezza fra le mie, come se fosse stata di cristallo, allontanandola così dal mio corpo per la seconda volta.
«Venga con me, Lady, vi voglio far ascoltare una cosa...» Qualcosa, in quella dolce richiesta, avente un che di sottilmente attraente, come il fascino d'un tuono durante un temporale, mi lasciò oscuramente perplessa.
Mi alzai con calma, negando gentilmente col capo, slacciando con dolcezza le nostre mani.
«Messere io... sono lusingata per tutto ciò che state facendo per me.» Cominciai, sollevando appena il viso a causa della sua altezza più slanciata della mia. «Ma temo di non poter accettare. Non... non conosco neppure il vostro nome e non posso fare a meno di domandarmi perché vi stiate comportando così con una fanciulla come me» Mormorai per evitare che la bibliotecaria andasse su tutte le furie. Con quel Come me avevo inteso di umili origini, non certamente adatta ad un giovane nobiluomo come lui, sul piano sociale.
«Di solito i Serpeverde non sono soltanto dal cuore così gentile e...» lasciai la frase in sospeso, per non fargli comprendere del tutto il fatto che non mi fidassi totalmente di lui. Più d'una volta avevo visto, a Nairn, fanciulle del popolo perdere la propria virtù per divertimento con giovani nobiluomini, subendone poi le conseguenze. Cuori spezzati ovunque ed ogni altro rapporto troncato per la perdita dell'onore. Non che fosse quello, il mio problema, ma sarebbe stata solo una questione di onestà. Avrei voluto davvero fidarmi di lui.

 
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Noah Edgar Miller
view post Posted on 15/6/2014, 18:28     Top   Dislike




E' adesso che la bravura di Noah ad adattarsi alle situazioni complicate doveva uscir fuori. Una umile Tassorosso, "corteggiata" da un Serpeverde. Era chiaro che la fanciulla avesse iniziato a crescere dubbi. Quello che il giovane doveva fare adesso era rivelare il suo nome, e inventarsi qualche cavolata toccante sul proprio passato e sulle proprie attitudini. Una di quelle bugie che però fanno sciogliere in lacrime le fanciulle di fragile cuore. Mimò una perfetta espressione di lieve tristezza. Ormai, dopo averla provata davvero, ci riusciva alla perfezione. Chi lo avrebbe mai detto, che buttar fuori le debolezze un giorno gli sarebbe stato d'aiuto?
Strinse il pugno, restando qualche secondo a fissarlo, assicurandosi che ella stava seguendo con gli occhi ogni suo più piccolo movimento. Increspò le labbra e smorzò un singhiozzo di pianto represso, lasciando uscire solo un piccolo verso, in modo tale da farle capire. Un lieve tremore dovuto ad una apposita contrazione muscolare delle braccia e delle gambe incorniciò alla perfezione quella farsa.

Si lo so... Siamo tutti dei cattivoni viscidi e squallidi noi Serpi, eh?

Accennò ad una risata nervosa, che aveva migliorato assai negli anni, e ora era a dir poco perfetta. Noah scosse il capo dopo aver tenuto gli occhi spalancati per almeno un intero minuto, senza farsi notare grazie ai capelli a coprirgli gli occhi sul viso abbassato. In tal modo, costringendosi a non battere le ciglia per tutto quel tempo, gli occhi si erano fatti lucidi e con un accenno di rosso vicino alle palpebre.

Non siamo tutti dei mostri, sapete Lady? Alcuni di noi il cuore ce l'hanno, e sanno amare, e voler bene.

Ecco. Il tendone si stava spalancando. La scena era alla vista di tutti. Il pubblico in delirio. Un attore impeccabile. Scena dopo scena, atto dopo atto. Sarebbe riuscito ad ottenere quanto voluto e non si sarebbe bruciato, nemmeno un pochino. Era egli a tenere la fiaccola accesa tra le dita ed era pronto a rovesciarla sulla fanciulla.

Sono davvero scortese, vero. Non mi sono nemmeno presentato.. Beh, io sono Noah. Voi come vi chiamate?

Le stava dando del voi, sebbene non se lo meritasse, per farla sentire più importante, sebbene non lo fosse affatto. Non c'era persona alcuna in quella stanza capace di difenderla. Avrebbe continuato a parlare un altro po'. A raccontarle quanto è stata difficile la sua infanzia con un padre violento. Le avrebbe accennato che ciò che voleva mostrarle era un vecchio libro di ballate, che, se non conosceva quella famosissima citata dalla fanciulla, era solo perché non aveva mai avuto il coraggio di aprire quel libro, ultimo regalo che sua madre gli aveva fatto da piccolo un attimo prima che il pallore della morte la portasse via con sé, a causa del marito. Glielo avrebbe detto, e glielo disse. Oh si. Ogni parola, ogni dettaglio. Questo le raccontò in quel momento. Cosa importava che nemmeno una di quelle tanto commoventi parole fosse vera? Ella questo non lo sapeva e non lo avrebbe mai scoperto, se non quando sarebbe stato troppo tardi.
Alla fine della storia, era rimasta solo una cosa da aggiungere, il colpo di grazia che l'avrebbe costretta ad arrendersi, ad alzare la bandierina bianca e a cedere ai desideri del giovane mago.

Io speravo che accompagnato da una fanciulla dolce ed esperta come voi, con la quale già di primo acchito mi trovo sì a mio agio, sarei finalmente riuscito a trovare il coraggio di sfogliarlo...

Quanto era forte il patos. Apertura dell'ultima scena dell'ultimo atto. Tutto pronto per il gran finale. Pronto per lasciare il pubblico a bocca aperta e semplicemente estasiato.

...Ma...

Noah era pronto. Si sedette nuovamente sulla sedia. Facendo tremare la mano così forte sopra alla copertina del libro della fanciulla che per poco non lo fece cadere in terra. Gli occhi ormai di un rosso acceso e le lacrime a bagnargli le labbra. Se solo fossero state vere lacrime, avrebbe potuto sentire il solo gusto salato sulla punta della lingua. Ma quelle che gli stavano uscendo dalle palpebre erano assolutamente insipide e prive di ogni gusto.

...Se non ve la sentite di accompagnarmi n-non... N-non fa n-niente...

Il "clap clap" della folla in delirio si stava facendo ampissimo nella sua testa. La gente gridava il bis e lanciava sul palcoscenico qualsiasi cosa che potesse dimostrare quanto avesse gradito. E il sipario si chiude. E poi si riapre, per permettere alla star di fare il suo inchino e la sua uscita maestosa dietro le quinte, lasciando tutti felici, ma con uno strano senso di vuoto dentro, per essersi resi conto che si trattava solo di una finzione che non sarebbe mai più tornata. Sapevano che era tutto finto, eppure erano proprio loro, adesso, a voler essere ingannati. E il sipario si chiude nuovamente.
Lo spettacolo finisce. E Noah acclama la sua vittoria.

Edited by Noah Edgar Miller - 15/6/2014, 21:40
 
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view post Posted on 16/6/2014, 00:28     Top   Dislike
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tumblr_n0w3dxM4Kz1sd35bco1_250C'era qualcosa di celato, in quel giovane Serpverde dall'aspetto d'un angelo, non esattamente in grado di attrarmi completamente. Qualcosa d'affrettato, di... non autentico.
Essendo vissuta sempre in un paese, conoscere, osservare, pensare in un certo modo, controcorrente rispetto agli altri, mi aveva fatto comprendere che ascoltare la natura umana sarebbe sempre stato meglio che parlare a sproposito. Per questo concedevo tempo alle conoscenze, preferivo perdermi in esse e nelle persone che avevo davanti, esplorarne l'animo prima di decidere se avvicinarmi a loro o meno, tralasciando il fatto che, purtroppo, avevo sempre faticato molto ad esprimere quello che provava il mio animo rispetto ad altri. Non avevo mai parlato ad anima viva della visione su mia madre, tantomeno della sua morte.
Solo in quel momento mi resi conto che il giovane mago aveva assunto un'espressione sofferente, senza però irrigidire il proprio corpo, rilassato se non fosse stato per le dita strette in un pugno serrato, appena tremanti.
Avvicinai una mano alla sua spalla, ritraendola poco prima di poterla posare, pensando che sarebbe stato indubbiamente fuori discussione, poterlo toccare.
«Si lo so... Siamo tutti dei cattivoni viscidi e squallidi noi Serpi, eh?» Domandò il giovane uomo, lasciando che l'osservassi con attenzione. Mi domandò retoricamente, accennando un'amara risata ad accompagnare le parole.
«Beh, loro...» cominciai, interrotta però dai suoi occhi lucidi e dall'espressione addolorata che mi invitò ad ascoltarlo.
«Non siamo tutti dei mostri, sapete Lady? Alcuni di noi il cuore ce l'hanno, e sanno amare, e voler bene.» Mi disse il nobiluomo, lasciando che io poggiassi una mano al suo braccio, sperando non l'avesse considerato fuori luogo. Fu un tocco breve, leggero e dolce, come quelli che di tanto in tanto ero solita fare.
«Messere io... non dubito che voi sappiate amare. Dubito, però, che un giovane uomo come lei possa aprirsi tanto a me, che non sono nessuno per lei.» Gli dissi nella speranza di non essere stata eccessivamente diretta.
Ma successivamente mi disse il suo nome, Noah, ed io sollevai nuovamente lo sguardo ai suoi occhi azzurri. «Annie, Messere.» Gli risposi, dunque, ascoltando la sua storia senza battere ciglio, avvertendo il mio cuore accelerare quando mi parlò della morte di sua madre, di quel libro che avrebbe voluto leggere ma che non aveva mai avuto il coraggio di cominciare, lasciando che indietreggiassi abbastanza da potermi sedere di nuovo, avvertendo me, tremare.
Sentii lo sguardo doversi scostare da lui necessariamente perchè non avrei mai voluto mi vedesse più vulnerabile di quanto già non fossi e, per quello, tentai di portarlo altrove, sul primo scaffale che scorsi sotto gli occhi.
Stringevo il libro come se fosse stato la mia unica ancora di sopravvivenza, senza ascoltare più con attenzione le parole del giovane mago se non quando l'avvertii piangere e, a quel punto, cercai di voltare lo sguardo verso di lui, sconvolta per quanto, essendomi sentita dire indirettamente d'una morte così simile a quella di mia madre, la lacerazione fosse tornata violentemente a galla, riaprendo una ferita che mi ero ostinata a chiudere con una cura impeccabile, uccidendo qualsiasi sentimento ad essa legata.
«Sir Noah...» Riuscii a mormorare, cercando controllo in una voce altrimenti estremamente fragile, come tutto il mio essere in quel momento. I ricordi erano affiorati troppo rapidamente, tutti insieme, per mano delle labbra d'un giovane uomo che non avevo conosciuto se non da un brandello di tempo improbabile e che mi aveva stretto il cuore in una morsa fastidiosamente consapevole.
«Ci sono cose che non capite io... non... » Lo guardai, prendendo dalla piccola tasca posta sulla gonna delle vesti un fazzoletto accuratamente ripiegato, porgendoglielo con mano lievemente tremante ma altresì rassicurante, gentile. Avrei volto aiutarlo, avrei voluto mostrarmi più sensibile al suo racconto ma lo sconvolgimento era stato tale da impedirmi quel genere di avvicinamento, la conoscenza esigua ed il suo sguardo in realtà non vicino a quello che avevo visto in mio padre quando mia madre era morta, un'elaborazione del lutto totalmente differente.
Un giovane uomo versava lacrime davanti a me ed io non avevo potuto fare altro che guardarlo col cuore spezzato per mia madre. Per un attimo mi ritenni egoista ma, poi, pensai che quella somiglianza a quella morte era stata troppo.
Presi un respiro che si ruppe senza che ci potessi fare molto in merito, carezzando l'intenzione di andare via da lì. Sarei stata però estremamente crudele e, dunque, mi limitai a volgere lo sguardo verso il ragazzo, pregando che i miei occhi non fossero divenuti più lucidi.
«Vogliate perdonarmi... vi prego.» Mormorai al giovane, alzandomi verso la finestra che inondava di luce fredda e pomeridiana quel versante della sala, concedendomi un solo minuto per calmarmi, un solo attimo per evitare che tutti quei sentimenti annientati per mio padre, per essere forte per lui, tornassero tutti nella mia anima come pugnali affilatissimi. Mi appoggiai al muro, posandovi un fianco esile e mi portai una mano al viso, sentendo il mio respiro non dissimile a quello dopo una corsa, appena affaticato, come se stessi respirando fuoco.
Avrei dovuto calmarmi e rendermi presentabile con lui, per aiutarlo.
Se si fosse preso gioco di me, se fosse stato un Serpeverde tra quelli che io stessa avevo citato, non avrebbe fatto altro che darmi una nuova coltellata, certamente meno potente della morte di mia madre, imperdonabile.
Socchiusi dunque gli occhi, col cuore pieno di dolore e rammarico per quella profondamente triste vicenda, tanto più per essermi mostrata così debole ai suoi occhi.

 
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Noah Edgar Miller
view post Posted on 16/6/2014, 10:08     Top   Dislike




Per un attimo il cuore di Noah accelerò di qualche battito. La situazione non si era evoluta come egli avrebbe sperato, ma stava prendendo per il giovane comunque una meravigliosa piega. Quando la fanciulla gli porse il fazzoletto, e il mago se lo portò al naso per soffiarselo forte, fu evidente che la sconosciuta avesse qualcosa che non andava. La sua storia la aveva totalmente scocca. Noah sapeva fin troppo bene che per quanto bravo e convincente egli potesse essere, e per quanto la fanciulla potesse essere fragile, ella non avrebbe mai avuto una tale reazione se non colpiti nel proprio animo da una ferita che si stava rimarginando. Qualcosa nella storia della fanciulla assomigliava a quella che il giovane aveva appena raccontato, o quanto meno, almeno un piccolo dettaglio. Che c'entrasse una ballata era poco credibile, dato che altre canzoni non parevano averle dato il minimo fastidio. Forse era per il libro. Forse per la scena di violenza. Questo Noah lo avrebbe scoperto. Ma ogni cosa doveva giungere a suo tempo. Per il momento avrebbe dovuto calmarla. Il passo successivo sarebbe stato far sì che lei si fidasse. E solo all'ultimo la avrebbe fatta sfogare per poi darle il colpo di grazia sul più bello, proprio quando ella avrebbe avuto più bisogno di Noah.

So che non vi fidate di me. E' giusto che sia così. Vi chiedo solo una chance. A me non interessano le vostre origini, mi trovo bene a parlare con voi. E questo mi basta.

Disse Noah con un lieve tremore nella voce. La ragazza sembrava fare fatica anche solo a stare in piedi. Era stato per lei uno sforzo alzarsi dalla sedia sulla quale era piombata per recarsi vicino ad uno scaffale. Questo poteva significare solo che lo avesse fatto per sfuggire allo sguardo di Noah. Forse il problema erano gli occhi del giovane. Ma su quello egli non poteva far niente. Si sa che essi sono lo specchio della verità, anche quando più si sa mentire. La fanciulla di certo non ci avrebbe potuto leggere alcuna menzogna o inganno pronunciato dal ragazzo, ma certo quello sguardo tagliente restava e non sarebbe andato via.
Si avvicinò increspando le carnose e morbide labbra alla fanciulla, deglutendo tutta la saliva che aveva in bocca così da parere ancora più realistico.

C-che ne dite di sederci in un posto più tranquillo, così da poterci aprire e sfogarci l'un con l'altro? So che siamo sconosciuti, ma talvolta è proprio con chi non si conosce che ci si può aprire con più naturalezza, senza essere costretti a far troppo presente le etichette... Potremo essere solo noi stessi.

Con due dita sfiorò il gomito della fanciulla. Le avrebbe preso la mano se solo ella non gliela avesse già scansata due volte in precedenza, segno che non si trovava ancora a proprio agio con Noah. Egli intanto era arrivato davanti a lei, così vicino da obbligarla a far aderire totalmente e con forza la schiena contro lo scaffale pur di cercare qualche millimetro di scampo tra i corpi dei due giovani maghi.
Doveva trovare un modo con il corpo di ispirarle fiducia. Non si era mai allenato troppo in queste cose, perché il contatto fisico, specialmente di questo genere, lo infastidiva, ma questa volta avrebbe dovuto fare uno sforzo in più. Era necessario. Solo allora notò quanto gli occhi della fanciulla fossero diventati lucidi.

State per piangere, Lady...

Sussurrò con voce spezzata e languente. Con il polpastrello del pollice sfiorò il perimetro della sua palpebra inferiore per catturare ogni prova di qualche possibile lacrima. Era il momento di dirle che doveva stare tranquilla, che non c'era bisogno di reagire così. Dirle che egli per lei ci sarebbe sempre stato, dato i loro passati così simili da generare "sumpatheia", compassione. Ma avrebbe dovuto trovare una frase degna per farlo. Qualcosa che le avrebbe fatto credere al cento percento nelle proprie parole, senza più dubbi o sesti sensi.

Andiamo a prendere una coperta e qualcosa di caldo da mettere in gola, vi sentirete molto meglio dopo. E se vorrete parlarne, sappiate che io sarò qui a sostenervi.

Chiuse così il discorso, soffermandosi qualche secondo con le dita sulla sua guancia nell'attesa di una risposta. Noah sperò solo che a questo punto ella non sfuggisse nuovamente al suo tatto. Gli era costato molto avvicinarsi e toccarla a quel modo con dolce e delicato. E adesso voleva solo che tanti sforzi venissero ripagati. Una bella botta già la aveva ottenuta da Lady Selwyn. Ma ella era pur sempre una Serpeverde e questo non gli recava poi così tanto disonore. Ma non riuscire a giocare senza perdere con una Tassorosso ingenua e sensibile come quella che aveva davanti, avrebbe sicuramente fatto crollare su di sé e sulla sua famiglia tante, tante diffamazioni. Non lo avrebbe mai accettato né permesso. Ora era pronto a combattere, armato fino ai denti delle più letali armi. E questa volta, l'avrebbe avuta vinta, a tutti i costi.
 
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view post Posted on 16/6/2014, 14:57     Top   Dislike
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tumblr_n0w3dxM4Kz1sd35bco1_250Il giovane mago si soffiò il naso col fazzoletto che gli avevo porto, sconsolato. Avrei dovuto aiutarlo, avrei dovuto rincuorarlo in qualche modo ma pensare a ciò che era avvenuto non molto prima dell'anno precedente alla mia venuta ad Hogwarts mi aveva annientata e, ciò che più mi stupì, fu il fatto che in quel giovane, per il momento, non avessi intenzione di cercare conforto. Avrei dovuto farcela da sola, come sempre.
Ero una Veggente non in grado di utilizzare i propri poteri che erano giunti nel momento meno opportuno e che mi avevano imposto un peso tanto gravoso sull'animo da indurmi a non dividerlo con alcuno, per farlo subire nella sua desolazione. Sarebbe stata una mia responsabilità, tanto quanto quella di cercare di porre a proprio agio quel ragazzo che, il mio cuore, continuava prepotentemente a suggerirmi come cautamente, sottilmente elegante, abbastanza da non lasciarsi abbandonare a tal modo alle emozioni.
Qualcosa, nella sua personalità, non mi tornava. Qualcosa, nel suo sguardo, mi invitava a non potermi confidare con lui come avrei voluto.
Ma lui aveva parlato di una vicenda sin troppo simile alla mia da lasciarmi indifferente. Mia madre aveva trovato la morte per mano d'un nobiluomo, d'un mago esattamente come lo sarei potuta essere io o Sir Noah. Quando l'avevo sentita salutarmi, baciarmi sulla fronte prima di raccogliere la propria borsa per recarsi a casa di Lady Clara, avrei dovuto fermarla, evitando così che tutto fosse precipitato come poi è avvenuto.
Per il villaggio, il suo cuore aveva ceduto alla morte della signora ma io, io sapevo perfettamente che non era stato quello a smettere di battere per propria volontà. Avevo stretto il suo libro fra le braccia, abbandonandomi al pianto solo quando mio padre si era addormentato, la sera in cui lei era morta, sfinito, stanco e, fortunatamente non in cerca di vendetta come lo ero stata io, capendo benissimo, ben presto, che però non avrei potuto nulla contro l'uomo, ben felice che mi fossi tolta davanti alla sua strada, andando ad Hogwarts.
Per questo ero costantemente in preoccupazione per mio padre lì, da solo, a Nairn. Lui era un ottimo spadaccino e tiratore con l'arco, tanto che, l'anno precedente, per il mio compleanno, me ne aveva regalato uno magnifico, con cui avevo iniziato ad esercitarmi nel più totale e silenzioso segreto. Se avessero saputo che una donna avesse avuto un'arma fra le mani, sarebbe stata la fine per la bottega di mio padre.
«So che non vi fidate di me. E' giusto che sia così. Vi chiedo solo una chance. A me non interessano le vostre origini, mi trovo bene a parlare con voi. E questo mi basta.» Mi spiegò il ragazzo, ancora con gli occhi azzurri acquosi a causa delle lacrime. Annuii dunque impercettibilmente, conscia del fatto che un nobiluomo Serpeverde, con una tenuta dalla foggia pressoché perfetta, non sarebbe mai potuto essere disinteressato alle mie ben più popolari origini. Era stata la tristezza a parlare per lui.
Il mio sguardo, come naturale che fosse, scivolò lentamente alla mano del giovane, chiusa a pugno, dove lui mostrava, con grazia, un anello rappresentante probabilmente un simbolo di famiglia.
«Penso che possa essere la pesantezza d'animo a parlare per voi, Messere. Quell'anello tradisce origini alle quali è impossibile prescindere le nostre differenze. Non ancora, perlomeno.» Gli mormorai, indicando con un gesto breve ma aggraziato il suo anello, pensando anche al fatto che, essendo un giovane Serpeverde, le cose non sarebbero mutate così facilmente. Ero mezzosangue, ero figlia di un fabbro ed ero una veggente tassorosso. Forse, l'unico pregio che avrebbe potuto riconoscermi, era la mia particolare ostinazione nel parlargli, null'altro.
O no?
Mi sentii quasi sprofondare, quando il giovane fece menzione d'un libro regalatogli da sua madre prima di morire.
Il libro.
Cercai ad ogni modo di evitare il suo sguardo, alzandomi dalla sedia su cui mi ero precedentemente posata per cercare di contenere l'inquietudine che aveva cominciato a riversarsi nel mio animo così copiosamente da non concedermi tregua. Non quella volta.
«C-che ne dite di sederci in un posto più tranquillo, così da poterci aprire e sfogarci l'un con l'altro? So che siamo sconosciuti, ma talvolta è proprio con chi non si conosce che ci si può aprire con più naturalezza, senza essere costretti a far troppo presente le etichette... Potremo essere solo noi stessi.» Mi chiese mentre portai una mano premuta al centro del petto, l'altra alle labbra, col cuore che aveva preso ad accelerare e sanguinare.
Non sarei stata sicura di potergli parlare davvero e, per quello, mi ritrovai ad annuire solo per poter cercare di sondare ulteriormente il suo animo, dato che in quel momento non sarei stata capace di fare altro. Mi sfiorò dunque il gomito in un tocco leggero mentre io non ero ancora intenzionata a guardarlo, non se avesse dovuto leggere tristezza e vulnerabilità nel mio sguardo. Non avrebbe potuto, non in quel momento. Ma lui si era avvicinato ancora, lasciando che posassi la schiena contro i dorsi dei libri dietro di me, accuratamente impilati, per rendere ancora possibile la distanza fra di noi.
«State per piangere, Lady...» Mormorò il nobiluomo dai capelli d'oro, ed il mio cuore, a quella constatazione, perse del tutto un battito. Non avrebbe dovuto vedermi a quel modo, non avrebbe dovuto avvicinarsi.
Negai ostinatamente col capo, col cuore in gola e lo stomaco del tutto annodato, con immagini talmente spiacevoli davanti agli occhi da accorgermi quasi marginalmente del tocco del ragazzo alla ricerca delle lacrime che non avrei mostrato a lui ed a nessuno, non in quella circostanza.
Non permettere che la tristezza si cibi di te, piccola mia. Aveva sempre detto mia madre. Mi ritrovai così a sgusciare più gentilmente possibile dal tocco del ragazzo, desiderosa solo di un abbraccio che non avrei mai più potuto avere, insofferente, con le lacrime che, in verità, avrebbero tanto voluto uscire.
«Sir Noah vi prego di perdonarmi, il mio... il mio animo non può sopportarlo.» Gli mormorai piano, riferendomi al fatto di dovermi aprire con qualcuno di sconosciuto e non, come sarebbe potuto sembrare, al suo tocco. «Se volete potremmo disquisire su qualsiasi altro argomento, la prego.» Aggiunsi, guardandolo solo, finalmente, in quel momento, nei suoi intensi occhi azzurri, a fargli capire quanto avrei preferito parlare d'altro.
Uscii lentamente dalla biblioteca, riagguantando il libro che avevo preso, prendendo un respiro profondo, seppure spezzato.

 
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Noah Edgar Miller
view post Posted on 16/6/2014, 15:29     Top   Dislike




Ci era riuscito. Non era certo riuscito a farla cedere a lui, ma aveva colpito abbastanza forte nel suo cuore da riaccendere una lacerazione mai chiusa, perennemente sanguinante. La ragazza sembrava scivolare via ad ogni suo tocco, ad ogni sua attenzione. Voleva parlare d'altro, evitare l'argomento. Solo in quel momento, proprio quando lei gli aveva dato le spalle nel tentativo di lasciare la stanza, Noah aveva sorriso sadicamente. Un ultimissimo passo e l'avrebbe lasciata seriamente andare, sempre se avesse trovato la forza sulle gambe per andarsene.
Con un passo svelto, con le nobili scarpe a rumoreggiare sul pavimento della biblioteca, la raggiunse alle spalle, afferrandole il polso in una forte stretta. Si rese conto che probabilmente cosi le stava facendo male. Noah non voleva questo. Se la giovane avesse pensato che egli fosse un violento sarebbe andato tutto a rotoli. Cosi si affretto' ad allentare la presa, ma a tirarla verso di se', per farla girare. Costringerla a fissare il proprio sguardo.

S-scusa... Io.. Io non volevo farvi male.. N-non vi ho fatto male vero?

Domando' con voce quasi isterica di chi sta impazzendo pur trattenendo le lacrime il piu' possibile. Il sorriso di prima era durato solo un istante, non abbastanza da permettere ad Annie di accorgersene. In uno schiocco di di dita aveva nuovamente cambiato espressione. Tornato triste e sperduto.
Doveva capirlo. Ora. Non aveva piu' tempo. Era giunto il momento di capire quale dettaglio di quella storia aveva scosso cosi tanto la giovane fanciulla.
Una lampadina gli si accese nella testa.
Era chiaro, non si poteva trattare di un oggetto. Un oggetto non causa cosi tanto dolore. Non poteva essere che una cosa.

Anche... Anche voi avete perso vostra madre vero?

Ci penso' un po' su. Ora era arrivato il momento di annientarla. Annie.. Annie.. Possibile che quel nome non gli dicesse proprio nulla? Come aveva detto di chiamarsi di cognome? Non lo aveva detto. Poco importava. un morto in piu', uno in meno, non gli faceva alcuna differenza dopo tutti gli orrori di cui egli era l'unico colpevole.
Di colpo Noah finse un'espressione sorpresa, e in fondo, non cosi menzognera.

O mio dio...

Il giovane si porto' una mano a premere sulle labbra carnose, per coprirle con il palmo. Gli occhi di un falso lucido completamente sbarrati.

Non sarete forse la piccola Annie, alla quale e' morta la madre?

Stava cercando di non aggiungere troppi dettagli. Non importavano. Alla giovane maga non servivano dettagli, sarebbe bastata la voce di Noah a convincerla che quello che egli stava dicendo fosse il vero. Era sempre un'ottima tecnica, non rischiare di mettere troppi dettagli in ballo, quando non si conoscevano i fatti realmente come stavano. Noah si manteneva sul generale, capendo se ci stava indovinando o no solo dal viso della fanciulla. Solo dalla sua espressione di orrore sul viso.

Lady Annie.. Devo dirvi una cosa.. Io.. Io so chi ha ucciso vostra madre...

Una lacrima, quasi sincera, scivolo' sulla guancia di Noah. Ma non per la tristezza, non per quanto stava per dire, no. Si stava commuovendo da solo per la propria abilita'. Avrebbe avuto sulle spalle un nuovo peso. Il peso della morte psicologica di una innocente fanciulla Tassorosso. Stringendole, questa volta molto piu' forte, il braccio della ragazza, quasi arpionandola con le unghie, avvicino' le labbra al suo orecchio. Fu in quel momento che il tono e il viso del giovane cambio' dal nulla.
La voce si fece fredda, acida, spinosa. Crudele. I suoi occhi mostravano ora la verita' di una tragica menzogna. Il sorriso sadico sulle sue labbra provava tutta la goduria che provava in quelle tre piccole parole che ora stava per versare nella sua mente, per poi farle scendere fino al cuore, fino alle viscere di quella ragazza ormai gia' abbastanza distrutta.

Sono stato io.

Una risata piena di cattiveria riempi la silenziosa sala. Cosi forte da rimbombare in ogni angolo della biblioteca. Un'eco che impedi a chiunque, bibliotecaria compresa, di capire da dove provenisse quel suono tanto agghiacciante. Ora si che Annie era in suo pugno. Arpionata. Colpita. Affondata.

Edited by Noah Edgar Miller - 16/6/2014, 16:48
 
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view post Posted on 17/6/2014, 00:13     Top   Dislike
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tumblr_n0w3dxM4Kz1sd35bco1_250La mia insofferenza a parlare di mia madre era stata motivata dall'esigenza di non cadere ancora, di non sentirmi più così distrutta come era stato dopo la sua morte. Non parlarne, aggrapparmi ad ogni ricordo come se fosse stato ossigeno e fonte di vita, vivere una vita serena, cercare la pace che il mio animo non aveva più trovato.
Questo era ciò che avrei desiderato più d'ogni altra cosa. Che lei fosse rimasta. Non un marito, non una famiglia dai dolci infanti. Avrei avuto soltanto bisogno che quel nobiluomo non l'avesse uccisa, che l'avesse lasciata con me. Questo disperato bisogno, questo lampo di attaccamento, questo velo di perenne malinconia, non l'avevo avvertito, in quel giovane Serpeverde. Non avevo visto quello scatto di reciproca fiducia, quel genere di comprensione nel suo sguardo, di calore che aveva annientato, volente o nolente, la possibilità per me di aprirmi a lui.
Accarezzai il suo profilo prima di allontanarmi del tutto da lui, una volta per tutte, col cuore stretto in una morsa dolorosissima e la consapevolezza d'essere stata una pessima ascoltatrice, una giovane egoista, molto poco in grado d'ascoltare quegli occhi azzurri oscuri e profondi, brandelli di cielo invernale strappati solamente per lui.
Avvertii però una presa serrata sul mio polso, qualcosa di vagamente innaturale, essendo io troppo esile da poter percepire tocchi anche lievissimi.
Le dita affusolate e sottili del giovane si erano posate sul mio polso, tradendo una forza pressoché appena opprimente.
«S-scusa... Io.. Io non volevo farvi male.. N-non vi ho fatto male vero?» Mormorò il giovane, allentando immediatamente la presa calda e presente, in tono sperduto e dubbioso.
«Non proprio.» Replicai in un timido mormorio, voltandomi verso di lui ma volendo evitare, nello stato in cui ero, un ulteriore contatto fisico con il magnifico giovane nobiluomo. Mi ero sentita esattamente come un piccolo cerbiatto impaurito da un cacciatore.
«Anche... Anche voi avete perso vostra madre vero?» La domanda di quel giovane mi prese alla sprovvista, permettendo a tutto il sangue affluito alle mie guance per la sua vicinanza precedente, per l'aspetto molto piacente ad accompagnarlo, di defluire del tutto. Impallidii quasi come se avessi visto il fantasma di mia madre, ascoltando quelle parole come se fossero state una consapevolezza contro cui non avrei mai voluto sbattere contro ma che, in realtà, avevo tremendamente ben chiara nella testa.
Lo guardai, sperduta, osservando quel viso su cui le ombre pomeridiane danzavano armoniosamente, rendendolo ancor più bello.
Annuii quasi impercettibilmente, sperando persino che non se ne accorgesse, restando sbalordita quando spalancò gli occhi, portandosi una mano alle labbra carnose e splendidamente armoniche sul suo viso, esclamando persino di conoscere la mia storia. I suoi occhi azzurri mi strinsero il cuore, lasciando che negassi appena col capo. Lui non avrebbe potuto saperlo, specialmente poiché i nobili si curavano poco e nulla delle vicende di chi lavorava per loro, di fatto.
Possibile che mi fossi fatta sfuggire un qualche dettaglio con qualcuno e che la notizia avesse preso a girare freneticamente in tutta Hogwarts? Sarebbe stato possibile? E, mentre rimuginavo su quella notizia, chinando appena il capo, mostrando dolcemente un profilo meditabondo e, purtroppo, malinconico, il giovane mi chiamò, interrompendo così le mie supposizioni in merito a quel dubbio amletico, lasciando che l'osservassi una volta per tutte.
Una lacrima scivolò sul suo viso e fui quasi tentata di scostarla dalla sua guancia, strappandogli via l'epiteto di angelo piangente, appropriatosi dei miei pensieri una volta per tutte.
Angelo, angelo, angelo.
Sir Noah si era trasformato in un caduto, uno splendido, affascinante, terribilmente potente angelo caduto. Uno di quelli a cui erano state strappate le ali per negligenza, uno di quegli angeli in grado di ardere il mondo, se avessero voluto.
Quella oscura magnificenza fu tanto presente nel suo sguardo da farmi capire, finalmente, quali fossero state le sue intenzioni sin dal principio e, ciò che persino trovai più lacerante, più lacerante ancora del fatto che, potenzialmente, avrei potuto aprirmi a lui, era stato il fatto che non ne ero rimasta poi così desolatamente stupita.
Un angelo così bello non sarebbe potuto essere perfetto poiché quel genere di elevazione non sarebbe mai esistita. Gli era stato donato quell'aspetto affinché le sue spade fossero state più taglienti, la sua lingua più crudele.
Esattamente ciò che volle fare con me, esattamente ciò che aveva innescato con quelle tre semplici parole.
«Sono stato io.»
E mentre il suo viso si aprì in una risata dal suono languido ed affilato al tempo stesso, non potei fare a meno che guardarlo con un accenno di ripugnanza che non era minimamente da me, ignorando del tutto quella stretta che, comunque, stava cominciando a divenire fastidiosa.
«Sir Noah, non sapete quanto, quanto mi riempiate il cuore di desolazione e pena.» Cominciai, presa da un'ondata di dolore ed inquietudine, rabbia, che sarebbe stato complesso controllare, questa volta. Rabbia per tutte le ingiustizie subite da giovani come lui, da nobiluomini della sua stessa pasta, addestrati alla crudeltà, dal cuore duro come una pietra e che forse solo un miracolo avrebbe potuto far tornare a battere.
«E non per il fatto che voi abbiate provato ad avvicinarvi a me in modo così meschino quanto a...» feci una pausa, portandogli delicatamente una mano sul petto, all'altezza del cuore, reprimendo il non lucido istinto di tirargli un immorale schiaffo davanti a tutta la biblioteca e quella grandezza di sapere. «questo. Un cuore che non so esattamente cosa contenga. E il mio si stringe disperatamente alla visione di anime come la vostra, deplorevolmente divertita dalla sofferenza altrui. Si vede che voi ne abbiate subita talmente tanta da restarne ormai indifferente e trarne piacere a vederla dipinta sul volto degli altri.» Gli mormorai con dispiacere e decisione. «Provo compassione, enorme compassione, per persone come voi, che di nobile non hanno un bel niente se non un anello da utilizzare per imbrogliare fanciulle meno sveglie e desiderose di romantiche avventure con i primi giovani e splendidi nobiluomini che vedono.» Conclusi, slacciando il braccio dalla sua presa e la mano dal suo petto.
«Ed io so chi ha ucciso mia madre.» Mormorai quasi in conclusione, con gli occhi sì lucidi ma non solo di dolore, sofferenza e mancanza, anche di forza, determinazione nel fargli capire quanto tutto ciò che aveva fatto non avrei permesso mi avrebbe toccato l'anima più del dovuto.

 
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11 replies since 13/6/2014, 23:19   169 views
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