| La mente di Draco era un labirinto piuttosto complesso, pieno di domande su presente e futuro, di dubbi e angosce che, chi più chi meno, potevano colpire qualunque ragazzo della sua età. Era soprattutto lo stigma delle persone intelligenti, quello di dubitare troppo della vita e dell'esistenza stessa di un individuo, farsi domande su ciò che riguardava lo spirito e la coscienza. Tutto ciò, discusso con le personalità religiose di un villaggio, avrebbe di sicuro portato ad una condanna per eresia e blasfemia: non si metteva mai in dubbio l'operato di Dio, non si dovevano mai fare domande del genere, erano dannose per l'anima, era un peccato mortale anche solo pensarle. Draco, in un villaggio Babbano, sarebbe diventato un reietto e avrebbe vissuto i suoi ultimi giorni nel disprezzo generale. Per sua fortuna, il giovane Von Vukich era a Hogwarts.
Tuttavia, la sua domanda gli causò uno sbuffo leggermente divertito. Non perché fosse realmente divertente, o perché volesse schernirlo: il suo era un modo di rilassare l'atmosfera, magari cercando di risollevargli il morale o dargli qualcosa di positivo a cui pensare. - Draco, Draco - disse disse scuotendo la testa. - Un fantasma ha bisogno di una condizione specifica per nascere. Quando moriamo, la nostra mente compie una scelta, che noi ne siamo consapevoli o no. Se la paura della morte è troppo grande, se la mente non riesce ad avere il coraggio di fare l'ultimo passo, allora nascerà il Fantasma. Altrimenti, se la mente si sentirà pronta o accetterà il destino dell'individuo, non nascerà nulla - era più materia di Ser Grifondoro, questa, ma Noctis non poteva certo andare a chiamarlo. - Ma quella da fantasma, ovviamente, non è una vera vita. Si può parlare, si può interagire con altre persone, che siano viventi o altri fantasmi... ma ogni cosa si ferma lì. Un fantasma non può toccare nulla, neppure i suoi simili, e la sua è un'esistenza eterna e irreversibile di solitudine e malinconia. Persino Elizabeth, lassù - indicò il fantasma di una ragazza in abiti logori, che scherzava con un paio di suore dall'aspetto triste e rassegnato. - Ride e scherza con tutti, ma sa bene di non essere davvero felice. E la vita eterna ottenuta come fantasma ha i classici svantaggi della vita eterna. Vedere coloro che si amano deperire e morire, e restare soli, in mezzo agli sconosciuti... - sospirò.
Mise una mano sulla spalla a Draco, scuotendolo un po' e sorridendogli. - Questo, come vedi, non è il tuo caso - gli disse rassicurante. - Sei qui, sei vivo. I tuoi piedi poggiano saldamente sulla terra dove cammini, ti nutri, dormi, non attraversi ogni cosa, ma sei obbligato a usare le porte come tutti i comuni mortali - aggiunse, ridacchiando. - E se non ci credi, prova ad attraversare un muro! Però, poi dovrai dare un'imbarazzante spiegazione a Lady Cossé - si acquietò, incrociando le braccia, con un'aria più pensierosa. Poteva esserci un ottimo motivo per il comportamento di Draco, ma doveva esserne sicuro. - Che opinione hai della vita, Draco? Da come parli, sembra che qualcosa ti turbi al punto da volerla negare a tutti i costi -
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