Ehy brother, Damos Artegan Halfelf

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Garm Halfelf
view post Posted on 10/6/2014, 14:23     Top   Dislike




Finalmente a casa. Ancora non ci credeva.
Da un giorno era ormai giunto a Hogwarts ed era stato smistato nella sua Casata, quella di Helga Tassorosso.
Il mago era tredicenne, e faceva di nome Garm Louis e di cognome Halfelf.
Quelli della sua famiglia, ultimamente, stavano vagando per la Gran Bretagna alla ricerca di un luogo dove stabilirsi, e Garm in prima persona aveva assaggiato la vita da vagabondo, viaggiando per tredici anni col padre, in incognito.
Lui si era stabilito a West country, e pochi anni dopo ciò aveva ricevuto la lettera, ed eccolo lì, dentro le mura della più prestigiosa scuola di magia di quei tempi, almeno secondo lui.
La prima impressione che gli aveva fatto quel castello era di grandezza, e come c'era entrato era riuscito a percepirne la magia racchiusa, era qualcosa di veramente inebriante.
Ma ciò non era bastato a distoglierlo dai suoi passatempi preferiti: dopo il banchetto, nella notte, si era infatti dedicato alla lettura e allo studio dei suoi libri.
E anche quel giorno, come tutti, si portava dietro il suo fido arco.
Un compagno di vita.
Ma perché stava andando lì?
Ma era ovvio, suo padre Artegan gli aveva chiesto di inviargli un gufo per sapere come andavano le cose.
Arrivato in cima alla ripida scala a chiocciola, si avvicinò ad un gufo, e gli consegnò un biglietto in cui aveva descritto per filo e per segno tutto ciò che era successo.

"Artegan Halfelf, West Country."

Il volatile prese la lettera nel becco affilato e si librò in volo, uscendo dalla torre.
Garm stava per andarsene, quando gli si parò davanti una figura, un uomo scuro di capelli e molto alto, con uno sguardo nero come la notte come pochi, e con una cicatrice sulla faccia.
Sembrava di perdersi in una caverna, guardandolo negli occhi, o di trovarsi nel cielo di notte, quando la luce del sole si rifletteva su di essi.
Se non errava, l'aveva visto al tavolo dei Maestri, in Sala Grande, quando stava per essere smistato, e già allora lui l'aveva guardato con interesse.

"Oh, buongiorno a voi, cosa fate qui?"

Si pentì quasi subito di avergli fatto quella domanda, forse si sarebbe dovuto fare gli affari suoi, vorse avvrebbe dovuto dire semplicemente "Buongiorno"... ma ormai era troppo tardi, e non restava che prepararsi ad ogni risposta immaginabile da parte di quell'uomo scuro e misterioso.
 
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view post Posted on 11/6/2014, 14:05     Top   Dislike
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Damos aveva osservato quel ragazzino fin dal giorno del suo smistamento e, in particolare, da quando aveva sentito che faceva di cognome "Halfelf", come lui e come suo padre Artegan. E quante famiglie Halfelf c'erano, probabilmente, nei luoghi da lui conosciuti? Solo la sua, evidentemente.
E allora, che ci faceva, a Hogwarts, un Halfelf che lui non conoscesse di persona? Doveva indagare nel modo più assoluto su quell'aspetto. Non era certo grave, ma la cosa lo intrigava. E se una cosa lo intrigava, lui voleva venirne a capo.
Per questo stava risalendo la scala a chiocciola della torre della gufaia.
Ma perché proprio lì?
Tutto era cominciato nella sala grande, quella mattina, al tavolo dei maestri.
La sera dell'arrivo di quel ragazzo Damos aveva inviato un gufo a suo padre Artegan in cui gli chiedeva se ne sapesse qualcosa, di un altro Halfelf, e ne aveva ricevuto la risposta quella mattina.
Un gufo reale che recava con se un biglietto con su scritto:

Le risposte che cerchi le troverai nella torre della gufaia di Hogwarts.
-Artegan



Ed eccolo lì, alla fine della scala a chiocciola, pronto a svelare quel mistero. Magari Artegan gli aveva lasciato un altro biglietto in cui gli spiegava tutto... e invece, con grande stupore di Damos, accadde qualcosa di diverso, inaspettato.
Anche il ragazzo era lì. Altezza media per la sua età, occhi azzurro ghiaccio, capelli scuri come la notte, come i suo,i la divisa coi colori di Tassoro... e soprattutto quell'arco, con cui l'aveva visto la sera prima, e la faretra con le frecce. Era evidentemente qualcosa a cui teneva molto, quell'arma.
Stava inviando una lettera, e quando ne sentì il destinatario, il suo cuore ebbe un sussulto: quella lettera era diretta a suo padre! Ma come faceva quel ragazzo a conoscerlo e, soprattutto, a sapere dove abitava? Non fece in tempo a ragionarci sopra: l'aveva visto. Guardare nei suoi occhi era come specchiarsi al lago nero d'estate, quando non era così nero come diceva invece il nome, ma limpido.
Il Tassorosso del Corso Avanzato gli aveva chiesto cosa ci facesse lì. Non poteva certo parlargli delle sue vere intenzioni, sarebbe stata una vergogna!

"Buongiorno anche a lei, ser... potrei farle la stessa domanda, ma l'ho vista inviare una lettera... ad ogni modo, volevo inviare una lettera anch'io, e più precisamente a mio padre..."

Non osò proferire il nome Artegan Halfelf, probabilmente avrebbe scatenato guai, e con tutti i guai che stavano capitando, era meglio non causarne altri.
Si limitò ad aspettare la risposta di Garm Halfelf in silenzio.
 
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Garm Halfelf
view post Posted on 11/6/2014, 15:50     Top   Dislike




Garm constatò con piacere che non era il solo, quel giorno, cha voleva inviare una lettera al padre. L'Halfelf lo amava, lo aveva cresciuto bene, ma in lui c'era qualcosa di strano: ogni qualvolta volesse parlare con lui dei babbani, il padre diventava scuro in volto e lui, per non farlo arrabbiare, cambiava argomento all'istante. Era evidente che non ne voleva parlare. Ma perché mai?
Garm non detestava i babbani, era invece in una posizione favorevole nei loro confronti, sebbene fosse un purosangue, il che, a quei tempi, poteva essere una contraddizione. Garm non sapeva perché suo padre Artegan evitasse l'argomento... ma al momento non importava.
Notò che l'uomo aveva mostrato interesse anche per l'arco, e se ne contentò.
Da sempre aveva avuto una passione particolare per quell'oggetto che, in più occasioni, gli aveva salvato la vita durante la caccia.
Guardò sorridendo gli occhi scuri dell'uomo e gli disse:

"Ma bene, oggi non sono l'unico in vena di inviare lettere!"

era stato zelante nella risposta, allegro, felice che qualcuno stesse condividendo con lui un suo passatempo. Doveva essere anche per quel motivo che era stato collocato a Tassorosso.
Di solito, a quelli della sua casata erano associati aggettivi come codardi, fifoni, facilmente impressionabili... ma lui non era niente di tutto questo.
Avrebbe fatto quel che era in suo potere per onorare il buon nome della casata di Helga.
Ma si stava perdendo un po' troppo in quei pensieri futili, e pertanto decise di insistere sull'argomento della lettera, magari sarebbe divenuto affine a quel maestro...

"E che combinazione! La mia lettera l'ho inviata proprio a mio padre..."

Edited by Garm Halfelf - 12/6/2014, 16:10
 
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view post Posted on 12/6/2014, 13:00     Top   Dislike
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"E che combinazione! La mia lettera l'ho inviata proprio a mio padre..."

Suo padre!?
A Damos, per poco, non venne un infarto. Aveva gli occhi sgranati e per poco non gli si aprì la bocca per lo stupore a udire l'ultima frase del Tassorosso.
Prima, però, si accertò di aver capito bene ciò che l'altro Halfelf aveva detto, in modo da avere una concezione ben chiara della situazione: se il destinatario della lettera si chiamava Artegan Halfelf, ed entrambi avevano un padre di nome Artegan Halfelf, anche un troll avrebbe capito che non poteva essere una coincidenza. Il Maestro non poteva né voleva crederci, ma era così: quel Tassorosso era un suo parente stretto.

"Oh... t-tu... s-sei..."

Ma non fece in tempo a finire quella frase.
Udì tubare un gufo in lontananza, chiaro segno che stava volando proprio verso quella parte. Sperò che fosse un gufo da parte di Artegan.
E in merito a quello le sue speranze non furono vane.
Con la sua sinuosa calligrafia, suo padre gli aveva scritto una lettera.
Una lettera di meritate spiegazioni.

Caro Damos,
Se stai leggendo, vuol dire che non ho sprecato inutilmente inchiostro.
Ti scrivo per farti una rivelazione.
Nel mio vagabondare, qualche anno dopo la nostra separazione, mi innamorai di una donna. Dal nostro amore avemmo un figlio, di nome Garm.
Purtroppo lei morì nel mentre che lavorava, ma non entro nei dettagli.
Ti dico solo che era irriconoscibile anche per me.



Damos notò che vi erano sbavature di inchiostro proprio nel punto in cui si parlava della morte della donna di cui si era innamorato.
Perlomeno adesso Damos si rendeva conto del fatto che suo padre aveva un cuore. Continuò a leggere:

Ad ogni modo, dopo la sua prematura scomparsa, mi presi cura di Garm.
Nonostante ciò, un giorno, sfuggì alla mia custodia e perse un dito armeggiando con una macina.
Inoltre, porta sempre con sé un arco, dal quale non si separa mai.
E' la fusione perfetta fra noi, Damos: ha i capelli scuri come la notte e quindi come i tuoi, e gli occhi azzurri come i miei.
Lo accudii come un vero padre, e, all'età di tredici anni, ossia ieri... è giunto a Hogwarts.
Ecco, ti ho detto tutto. Da questa descrizione dovresti riconoscerlo.
Con la speranza che tu stia bene,

-Artegan.

Ps.: fagli leggere il prima possibile l'altro biglietto presente in questa busta.



Damos voltò lo sguardo sulle mani del ragazzo: gli mancava l'indice destro.
Tutto combaciava con la descrizione fornita dal vecchio.
Non poteva che essere lui, e a questo punto non gli restava che fargli leggere l'altra lettera, così anche lui avrebbe capito.

"Garm... leggi qui, per favore."

Edited by Damos Halfelf - 12/6/2014, 14:16
 
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Garm Halfelf
view post Posted on 12/6/2014, 15:34     Top   Dislike




Garm si pentì immediatamente di aver fatto il riferimento a suo padre.
Aveva fatto impallidire l'uomo, e l'improvviso cambio di maniere (non gli dava più del lei, ma del tu) gli fece capire che qualcosa di legato a suo padre lo aveva sconvolto.
Il che non era certo una bella cosa, anche se non poteva sapere che l'uomo lo conosceva. Era inoltre ovvio che doveva aver sentito il nome del destinatario alla lettera. E forse era proprio il nome di suo padre che lo aveva ridotto in quello stato.

"Ma che...?"

Osò, ma non fece in tempo a terminare la frase: un altro gufo era entrato dalla finestra e aveva consegnato una busta. Il Maestro aveva cominciato a leggere il contenuto del foglio presente all'interno, e Garm avvertiva la tensione di quella stanzaq, che era tale che avrebbe potuto tastarla con la punta di una delle sue frecce.
Poi... il momento più temuto: il mago aveva finito di leggere, e lo aveva guardato.
In quella lettera doveva evidentemente esserci scritto di lui.
Ma il problema era: quel mago, con lui, che diamine aveva a che fare? Garm non l'aveva mai visto in vita sua!

"Garm... leggi qui, per favore."

Adesso anche a Garm rischiò di venire un infarto. Quel mago conosceva il suo nome! E gli parlava in tono confidenziale! Questo era davvero troppo: doveva saperne di più. Accettò dunque di prendere il secondo foglio presente nella busta e iniziò a leggere ciò che c'era scritto:

Caro Garm,
Se stai leggendo questa lettera, vuol dire che Damos ti ha trovato.
Adesso ti starai chiedendo: chi è Damos?
Una volta ti ho raccontato del fatto che, prima di tua madre, ho avuto un'altra moglie, morta di parto. Da lei ebbi un figlio, a cui, col suo ultimo respiro, dette il nome Damos.
Io cercai di accudirlo al meglio, ma... hai presente il fatto che, quando tentavi di parlare dei babbani, io diventavo scorbutico? Bene, ora ti spiego anche questo.
Io e Damos avevamo posizioni ben diverse nei confronti dei babbani: io contro, lui a favore, e ciò fece sì che, in seguito a una lite, ci separammo.
Ma non è tutto.
Di recente, ci riincontrammo, e ci riconciliammo.
Ora lui è maestro di Astronomia a Hogwarts, e sono molto orgoglioso di lui... adesso, però, mi pare di aver dilungato troppo oltre questa lettera, e sono sicuro che questo tuo fratellastro tu lo voglia conoscere meglio, e mi auguro valga lo stesso per lui.
Ti auguro ogni bene,

-Artegan.



A Garm cadde il foglio di mano, e lui stesso cadde in ginocchio.
Quell'uomo lì... molto più grande di lui, nonché suo maestro... era... il suo... fratellastro!? Perché suo padre gli aveva tenuto nascosto tutto ciò? Perché? Perché non gli aveva detto nulla?

"E d-dunque... M-Maestro Halfelf... s-siete... il m-mio... fratellastro?"

Non seppe aggiungere altro.
L'unica cosa che ancora si chiedeva era come Damos avrebbe reagito.
La notizia di avere un fratellastro sconosciuto doveva essere stata per entrambi sconvolgente, e quindi doveva essere pronto a tutto...
 
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view post Posted on 12/6/2014, 16:56     Top   Dislike
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Damos si aspettava che Garm avrebbe avuto una reazione assai più emotiva della sua, in quanto era giovane, e i giovani, essendo più ricchi di energia degli adulti, anche in queste cose, spesso involontariemente ci mettevano molto più sentimento in casi come quello. Anche nelle azioni.
Di fatto, davanti ai suoi occhi, il tassorosso era caduto in ginocchio e, per un istante, gli sembrò vedere una lacrima luccicare su uno dei suoi lucenti occhi azzurro ghiaccio, uno spettacolo bello e triste e, paradossalmente, inquietante.
Il Maestro di Astronomia stette a guardare un attimo il fratellastro in ginocchio, provando un profondo sentimento di sincera compassione nel vedere lo sconcertarsi di Garm, il quale, rialzatosi, gli aveva puntato lo sguardo contro, in procinto di dirgli qualcosa. A Damos venne un brivido nell'incrociare un'altra volta quel blu. E gli fece una domanda banale. Era ovvio che era suo fratellastro.
In altri contesti, avrebbe ironizzato sulla cosa, ma in quello, non era veramente il caso. Un fratello, perché Damos, più che fratellastro, si sentiva tale, doveva essere di conforto al minore.

"Sì, Garm, sono tuo fratellastro..."

Era davvero tutto qui quello che aveva de dirgli? Dopo un sacco di tempo in cui non sapeva nemmeno che esistesse, lo incontrava e non gli diceva nient'altro? Damos avrebbe fatto così? In un primo momento, pensò di sì, in fondo, lui non poteva sapere che dire, non aveva mai avuto altri fratelli... ma sentì che cercare di farlo sentire il più a suo agio possibile sarebbe stata la cosa migliore da fare, in un momento come quello. In fondo, era solo un ragazzino, non poteva certo sopportare questo colpo come invece faceva lui, una persona adulta che aveva provato di ben peggio sulla sua pelle.

"Ma, se vuoi, potrei considerarmi... beh... tuo..."

Ma era davvero così difficile da dire? Forse sì.
Doveva pensarci bene prima di proferire parola, e soprattutto QUELLA parola.
Ma la situazione era così tesa che a pensare non ci riusciva più
Per cui, non si pentì amaramente quando gli sfuggì la parola...

"...fratello"

Edited by Damos Halfelf - 15/6/2014, 11:08
 
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Garm Halfelf
view post Posted on 13/6/2014, 16:41     Top   Dislike




Garm ascoltò la conferma del fratellastro in silenzio.
Era chiaro che la situazione era più imbarazzante di qualunque altra avesse affrontato, infatti ognuno dei due sembrava voler interagire con l'altro in ogni modo possibile, o almeno quella era l'impressione del Tassorosso.
Lui aveva fatto una domanda ovvia a Damos e aveva ricevuto una risposta ovvia.
Perlomeno, il maestro non aveva preso male la notizia.
Garm invece si trovava in uno stato di totale crisi, perché un pensiero funesto gli albeggiava nella mente: quel fratellastro sarebbe stato il classico fratellastro odioso del quale fratellastro non gliene importava una ceppa?

"Ma se vuoi, potrei considerarmi tuo... ehm..."

L'Halfelf drizzò la testa dalla posizione china in cui si trovava, e guardò Damos con un barlume di speranza nei suoi occhi azzurri come il cielo, nell'attesa della parloa che voleva sentirgli dire per concludere quella frase:

"...fratello."

Si chiese se le sue orecchie non l'avessero tradito.
Insomma... Damos lo conosceva appena, e già lui lo considerava suo fratello?
Ma era... fantastico!
Sapendo prima della notizia, a Garm era caduta qualche lacrima, causata dalla sorpresa, prima negativa, nel sapere di Damos grazie a quella lettera.
E qualche altra lacrima bagnò ancora il viso del Tassorosso, ma quelle non erano lacrime negative. Era questo il suo pensiero mentre correva ad abbracciarlo.
Garm non aveva un fratellastro: aveva un fratello.

Edited by Garm Halfelf - 15/6/2014, 11:07
 
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view post Posted on 15/6/2014, 10:22     Top   Dislike
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Da quando aveva detto la parola "Fratello", Damos era preoccupato per come Garm avrebbe preso il fatto che lui, fin da subito, lo considerava suo fratello e non fratellastro. Magari l'avrebbe preso per un debole, uno troppo accogliente... troppo tempestivo.
Aggettivi a cui Damos non era affatto nuovo.
Si aspettava già parole di scherno dal fratello, che non avrebbe punito con perdite di punti... ma non arrivarono.
Arrivò invece lui ad abbracciarlo.
Damos sgranò gli occhi.
Garm era felice che lui lo considerasse un fratello!
Certo, non se l'aspettava, ma fu una sorpresa piacevole.

"Sono felice che tu l'abbia presa bene, Garm."

Disse sorridendo, poi corrispose all'abbraccio del Tassorosso.
Ovviamente, dopo ciò, non voleva finirla lì.
Voleva saperne di più su questo nuovo fratello, che era entrato nella sua vita.
Gli venne in mente, forse, la domanda più spontanea che potesse venirgli guardando nei suoi occhi.

"Come è stata la tua vita con nostro padre? Ti ha trattato bene?"

Era vero che Artegan, nella lettera, aveva scritto a Damos che a Garm non aveva fatto mancare niente, ma voleva saperlo da lui in prima persona.
Di fatto, se c'era una cosa che aveva imparato nei ventitré anni della sua vita, era di non fidarsi completamente di tutto ciò che suo padre diceva, specialmente, anche se quello della domanda di Damos non era il caso, dei riferimenti ai babbani. Damos attese perciò, a braccia incrociate e tentando di non assumere un'espressione seria, il responso di Garm.
 
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Garm Halfelf
view post Posted on 17/6/2014, 15:04     Top   Dislike




Garm, per un attimo di dimenticanza di una parte della lettera del padre, si chiese un attimo il senso della domanda del fratello, ma poi, ricordandosi di ciò che Artegan gli aveva detto nel messaggio, capì.
In fondo, Damos aveva avuto da sempre una visione diversa dalla sua del loro vecchio padre, e non poteva essere certo del fatto che l'avesse sempre trattato bene. Perciò gli rispose:

"Non posso certo dire che Artegan sia stato un cattivo padre, anzi: ha cercato di darmi tutto ciò che poteva affinché io vivessi bene"

A questo punto, sperò solo di non farlo ingelosire: aveva letto infatti sempre nel messaggio del padre del fatto che Damos non era stato trattato come lui, ma peggio, in quanto i due non avevano la stessa concezione dei babbani dell'altro.
Dunque ecco perché Artegan con lui non voleva parlare dei babbani: per evitare ciò che era accaduto con Damos.

"Comunque lui ha evitato per tutti questi anni di parlare della sua posizione nei confronti dei babbani... anche se non ne comprendo il motivo."

Mentì, cercando di non farsi nemico suo fratello, che invece voleva come amico.
Magari non era stata proprio una mossa azzeccata, ma almeno così aveva rotto il ghiaccio. Ma alla fine doveva concludere quel discorso, o il momento col fratello si sarebbe certo concluso a breve.

"Forse voleva evitare di perdermi, forse pensava che io avessi dei babbani una concezione diversa dalla sua..."
 
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view post Posted on 22/6/2014, 17:00     Top   Dislike
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Dunque quello che Damos sospettava di Artegan era vero: era evidente che quella sua partenza di molti anni prima l'aveva addolorato. Era certo che il vecchio si era pentito dei danni che aveva fatto, e con Garm voleva rimediare... non era dunque un farabutto, come invece Damos credeva.
Doveva ammettere una cosa che, solo pochi mesi prima, non avrebbe ammesso: suo padre aveva un cuore.
Si grattò la nuca, lievemente a disagio in quella situazione, poi, sforzandosi di sorridere, rispose a Garm:

"E' probabile, tutto questo... ma secondo me ha semplicemente imparato dai propri errori, ossia il voler condurre il figlio in una via verso la quale non voleva andare..."

Forse però, con quelle parole, Damos stava facendo un po' ciò che Artegan aveva fatto a lui. Gli stava facendo un po' pensare male del padre, cosa che, invece, in quel momento voleva evitare, in quanto, ne era certo, Artegan non era affatto così, non più, almeno...

"Ma questo appartiene ormai al passato: adesso nostro padre è cambiato, e sono certo che non prova più la stessa avversione per i babbani di una volta..."

Poi Damos volle però cercare un altro argomento di cui parlare con Garm, in modo da allontanarsi il più possibile dal discorso "Artegan". La prima cosa che gli venne in mente fu il dito mancante, ma scartò subito l'idea, in quanto quello era lo stesso, probabilmente, una nota dolente della vita di Garm. Fu allora che cominciò a interessarsi all'arco del fratello.

"Dimmi un po', però..."

Disse, indicando l'arma.

"Quello come l'hai avuto? Vedo che ci sei molto legato..."
 
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Garm Halfelf
view post Posted on 3/7/2014, 13:34     Top   Dislike




Garm ascoltò con attenzione le parole di Damos.
Il tassorosso notò, nelle parole del fratello, una nota lieve di dolore, nel parlare del loro padre in quel contesto, e probabilmente, almeno da quello che Artegan stesso aveva scritto in quella lettera, a ragione.
Doveva perciò essere comprensivo con lui.
Ma poi, quasi a non voler dire quello che veramente pensava, Damos aveva chiuso quel discorso per passare ad un altro, che a lui parve decisamente più piacevole: come aveva ottenuto quell'arco che teneva sempre con sé, dovunque andasse?
Era una storia che Garm adorava raccontare, e quella domanda non se la fece ripetere due volte prima di rispondergli, mantenendo un sorriso sulla faccia:

"Il mio arco è stato il primo regalo che mi ha fatto papà, mi aveva detto che sarebbe stato quasi come un fratello, in situazioni difficili, anche se io allora non avevo idea di come andasse utilizzato..."

Fece una pausa, inebriato dal ricordo più bello legato a quell'arma.
Poi continuò:

"Per rispetto nei suoi confronti, ad ogni modo, me lo portavo sempre dietro. Per due anni mi chiedevo a che potesse servirmi. Poi... l'occasione giusta mi si presentò davanti."

Fece ancora una pausa. Quel ricordo era infatti troppo emozionante per raccontarlo tutto in una volta, doveva prima sovvenirgli, invadergli la mente... e solo allora l'avrebbe detto.
Dopo quella piccola pausa, il momento era arrivato:

"Ero a caccia, e stavo inseguendo un cervo - eh sì, avevo imparato ad usare l'arco, anche se non avevo capito bene a cosa si riferisse la frase del vecchio Artegan il giorno in cui me lo diede - ma quello era scomparso
dietro una roccia, da cui però provenivano dei gemiti di dolore. Andai dietro quella, ma... il cervo non c'era quasi più: un orso lo stava divorando. Ero inorridito a quella vista..."


Una lacrima di commozione per la morte della sua valorosa preda gli rigò il viso.

"Ma per mia sfortuna l'orso era ancora affamato, e mi aveva fiutato. Mi aveva puntato, e io, istintivamente incoccai una freccia. Sentivo già il suo alito fetido sulla mia faccia, la sua zampa che si alzava... e scoccai la freccia. Nulla di quanto mi aspettavo accadde: l'orso era infatti caduto, la freccia nel cuore. Il mio arco mi aveva salvato.
Da allora me lo porto davvero dietro come se fosse quasi un fratello..."


In quel momento, Garm si rese conto che una cosa del genere avrebbe potuto offendere i sentimenti di Damos, che, in pratica, era veramente suo fratello. Insomma, a sentirsi paragonati ad un arco chi non si offenderebbe?
Garm si affrettò dunque ad aggiungere:

"Questo fino ad oggi, che ho scoperto di avere un vero fratello!"

Poi sorrise, con quel sorriso contagioso che aveva addolcito il più serio dei visi, e immerse il blu dei suoi occhi nel nero di quelli del fratello.
In quel momento si sentiva felice.
In quel momento aveva un vero fratello.
 
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view post Posted on 13/7/2014, 17:41     Top   Dislike
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Damos era stupefatto. Suo fratello aveva davvero ucciso un orso da solo?
E poi, come aveva fatto nella sua giovane età e con solo una misera freccia?
Non ne aveva la più pallida idea, ma comunque in quel momento si sentiva orgoglioso di avere un fratello del genere e si sentiva debitore verso il padre per il fatto che gliel'aveva donato.
E questo senso fu incrementato ancora di più dal sorriso e dallo sguardo che in quel momento era puntato sul suo. Damos si sentiva quasi rapito dallo sguardo azzurro oceano del fratello.
Poi abbassò la testa sorridendo e arrossendo lievemente, lievemente a disagio.

"Wow... tu avresti davvero ucciso un orso con una freccia? Solo i migliori arcieri, da quel che ne so, sono riusciti in quest' impresa..."

Solo in quel momento si rese conto che solo lui gli aveva fatto domande sul suo conto, e si sentì forse un po' troppo invadente. Era decisamente ora di andare via da lì, secondo lui.

"Bene Garm, so che forse non è stata una conversazione molto fruttuosa, ma lo shock per questa notizia mi ha lievemente stancato... ad ogni modo, se vuoi dei chiarimenti su quanto accadutomi... non esitare a trovarmi nel mio ufficio!"

Gli strizzò l'occhio, poi concluse:

"Ti accompagno fino alla fine della scala della torre..."

I due percorsero la scalinata senza dire una parola, poi si separarono con un breve saluto. Era stata una bella rimpatriata, ma nel cuore di Damos lasciò un lieve vuoto.
 
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