Non sapeva nemmeno perché stesse facendo una cosa del genere. Ma, in fondo, non era la prima volta che agiva senza un vero e proprio pensiero logico, senza una vera ragione.
Era cambiato. Forse da quando era arrivato a Hogwarts, forse da quando aveva fatto quell'incontro, nel parco, Artemis non si riconosceva più. Era partito da ragazzo asociale, permaloso, vanesio, un ragazzo che preferiva lo sfrusciare delle pagine dei libri al suono delle parole della gente. Ora, invece, era un ragazzo che si sedeva quasi volontariamente accanto alle altre persone, era un ragazzo che non aveva problemi a fermarsi a studiare con una ragazza che neanche conosceva, che continuava ad andare alle cucine nonostante il suo obiettivo non fosse bere, neanche un pochino.
E, onestamente, la cosa lo spaventava. Per tantissimi anni, da quando sua madre lo aveva trovato ferito e senza memoria, si era comportato in una certa maniera: che fosse il suo vero carattere, precedente anche alla perdita dei suoi ricordi, o solo una conseguenza di ciò, non poteva dirlo, ma era lui, il suo carattere, il suo
io. Cambiare così tanto lo sconvolgeva. Adesso, Artemis si guardava allo specchio e non si riconosceva più. A rispondergli era un ragazzo completamente diverso rispetto a quello che era entrato, quel giorno, nei confini del castello.
Ed era un ragazzo che si distaccava sempre di più dal suo obiettivo iniziale, dalla sua missione principale: in tutto quel tempo, non aveva trovato una singola parola sul suo passato, neanche una singola informazione su ciò che cercava. Non sapeva, onestamente, se questo fosse un bene o un male: non era più tanto sicuro di voler ricordare.
Il suo passato incombeva su di lui come un abisso oscuro, soffocante e pregno di dubbi. La notte, al sicuro nel suo dormitorio, se chiudeva gli occhi poteva ancora vedere quel bambino che lo fissava, giudicandolo. Alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure, era scappato. Aveva avuto troppa paura delle parole che quel bambino aveva intenzione di pronunciare.
Ma cosa gli avrebbe detto? Il suo vero nome, le sue origini? Il motivo per cui aveva perso la memoria? O il motivo per cui la sua famiglia lo aveva abbandonato?
Confusione, dubbi, incertezze.
E, ad un certo punto, Artemis si era sentito così tanto soffocare che aveva dovuto
scappare. Via, lontano dalle mura del castello, dalla sala comune e dal dormitorio. Aveva compreso cosa portasse il fratello della Fey, ogni giorno, a vagare fuori dalle mura, nella più assoluta libertà dell'aria aperta.
E così era andato da Noctis Lucis Caelum.
Ottenere il permesso non era stato difficile, ma le premesse erano state tante: non allontanarsi dai confini del castello, non oltrepassare l'orario del coprifuoco, stare attenti. Ma erano tutte cose che Artemis sapeva di poter rispettare.
Da un po' di tempo a quella parte, dunque, Artemis dopo le lezioni ed i compiti da svolgere correva nella Foresta Proibita, da Polledro. Se la giornata era stata piuttosto impegnata, si limitava a dargli da mangiare e ad accarezzarlo. Altrimenti, si volava.
Era un modo per rilassarsi, per dimenticarsi tutto per qualche attimo e riprovare quella sensazione che lo aveva fatto sentire così bene a Cura delle Creature Magiche.
Tecnicamente, nessuno sapeva quello che faceva ogni "sera". Non perché fosse vietato, od un segreto, semplicemente perché Artemis non aveva alcun motivo per diffondere le informazioni sui suoi passatempi. Non c'era stata occasione neanche di comunicarlo a quelle due con cui passava metà del tempo.
Lui e Polledro, intanto, avevano stretto un rapporto molto profondo, e tutto filava per il verso giusto, nonostante tutto.
Dunque, perché aveva fatto una cosa del genere?
Era stato un gesto automatico, venuto all'improvviso: una cosa che Artemis aveva odiato. Era sempre stato un ragazzo perfettino, che amava avere il controllo della situazione e pianificare ogni singola mossa delle sue azioni. Ma era un altro degli aspetti che erano cambiati di lui, e non gli piaceva.
Quella mattina, con naturalezza e quasi nonchalance,
aveva invitato Penthesilea alla Foresta. Non sapeva neanche il perché, o per quale motivo lo avesse fatto: era stata una domanda semplice, che gli era sfuggita dalle labbra senza che potesse fermarsi. Non aveva specificato il motivo, ma non era quello il problema. Non lo era affatto.
Era sera, ma l'ora del coprifuoco non era ancora arrivata: sarebbe giunta fra un'oretta circa, forse un po' di più. Una leggera brezza fece rabbrividire Artemis, ma si stava bene. L'estate non era ancora arrivata del tutto, in fondo.
Il corvonero stava continuando ad accarezzare Polledro, attendendo l'arrivo della rossa. Sempre se fosse venuta.