Chiudi gli occhi..., Erin

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view post Posted on 15/3/2014, 01:14     Top   Dislike
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seXavier <3

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Era fatta. Almeno per una parte, forse la più difficile, era fatta. Xavier faceva ancora fatica a crederci, ma dopo essersi recato da Salazar Serpeverde per chiedergli di divenire un suo protetto, era riuscito ad uscire dall'ufficio dei Fondatori quasi come se fosse stato una persona nuova, con un posto nel mondo, uno scopo, un obiettivo e molti progetti a lungo termine. Quel che gli aveva chiesto Salazar gli era sembrato anche minimo, si trattava di compiere il proprio dovere come membro effettivo di quella famiglia quando sarebbe arrivato il momento e Xavier sentiva che lo avrebbe fatto senza ripensamenti. Non era diventato un Gaunt, lo era sempre stato, era nato con quel nome, dunque non credeva che avrebbe trovato complicazioni nel compiere quel dovere. Lo avrebbe capito meglio in futuro, ma non era qualcosa di cui si sarebbe preoccupato in quel momento.
Ciò a cui Xavier teneva in quei giorni era comunicare la notizia ad Erin. L'ultima volta le aveva chiesto di sposarlo e le aveva anche promesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse necessario affinchè tale richiesta potesse divenire realtà. Chiedere a Salazar di divenire membro della sua famiglia era ciò che gli serviva per dimostrare di essere qualcuno, di avere un nome rispettabile e di non essere un qualsiasi mago senza valore facilmente sorpassabile da un qualunque lord irlandese. La famiglia di Erin non avrebbe potuto rifiutare, era questo ciò che pensava Xavier adesso. Avrebbe ancora dovuto parlare con quei familiari, ma dopo aver superato quella prova con Salazar si sentiva più sicuro e più forte, ancora più convinto di potercela fare. Oh sì questo era il potere della sicurezza, dell'autoconvincimento, ma, più di tutto, anche dell'amore. Era stato proprio questo sentimento che provava per Erin a spingerlo in quella direzione in modo così certo, senza tentennamenti. Prima lo aveva chiamato semplicemente "affetto", ma adesso non avrebbe potuto chiamarlo in modo diverso. Era amore e basta o non si sarebbe comportato in modo così folle fin dal primo momento.

Le aveva chiesto di vedersi quel pomeriggio, con uno dei suoi soliti messaggi brevi e concisi. Le aveva chiesto di venire nel corridoio del settimo piano. Xavier sembrava amare i luoghi più alti del castello, ma questa volta c'era una motivazione precisa se le aveva chiesto di arrivare fin lassù. Quando aveva pensato ad un luogo perfetto, non aveva saputo farsi venire in mente niente di anche lontanamente adatto, così... si era ricordato di quella stanza. Lui a dire il vero non vi aveva mai messo piede, ma era una specie di leggenda che veniva tramandata tra gli studenti senza che però qualcuno sapesse dire quanto corrispondesse a realtà, eppure c'era chi vi credeva ardentemente e lui si era lasciato convincere, più per necessità che per aver posseduto delle certezze. Era una scomessa, come tutto del resto. Ma sperava di poterla vincere, anche perchè quello era un giorno speciale: il compleanno di Erin e voleva farle una piccola sorpresa.
Dunque eccolo lì, quando Erin fosse arrivata l'avrebbe visto lì ad aspettarla pazientemente, con una rosa rossa in mano.
 
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15 Marzo. Kieran aveva parlato più volte di quel giorno ad Erin. Il giorno in cui lei era venuta alla luce, il giorno in cui, 1021 anni prima della sua nascita, moriva Caio Giulio Cesare.
Il padre della Corvonero amava deliziarla di tanto in tanto con aneddoti di storia, e sembrava che l'organizzazione politica romana l'avesse colpito in modo particolare, aspetto che Thierry aveva ereditato da lui. E quindi, spesso i loro discorsi si ampliavano, spaziando dal sistema politico dell'impero all'organizzamento dell'esercito, dalle tradizioni alle festività alle leggende.
Erin aveva avuto modo di sapere col tempo quelle piccole informazioni riguardo alla sua data di nascita che, anche se potevano sembrare inutili agli occhi di molti, erano necessari all'irlandese per completare uno dei tanti quadretti che decoravano la sua vita.
Sapeva che Marzo era il mese consacrato a Marte, il dio della guerra, per esempio. E poi la cosa più nota: il Cesaricidio, la morte del dittatore avvenuta per mano dei suoi uomini.

Si era svegliata con quei pensieri che le affollavano la mente, quel giorno, la Caulfield. Anzi, aveva passato tutta la notte, con quei pensieri. Sembrava proprio che l'insonnia non volesse andarsene.
Erin aveva ricevuto il messaggio di Xavier, messaggio che l'aveva resa impaziente per tutta la giornata, anche se non lo avrebbe mai ammesso a qualcuno, nemmeno al Corvonero. E così, all'ora prestabilita, si era recata verso il settimo piano, l'impazienza portata all'estremo. Voleva vedere Xavier. Lo doveva, vedere. Le sembrava ormai di vitale importanza. E quindi, salì le scale velocemente, quasi correndo, mentre i piani avvanzavano. Per un attimo maledisse Xavier e la sua passione per le zone alte del castello. Eppure, continuò a salire, sempre più velocemente, sgomitando se era necessario.
Alla fine riuscì ad arrivare al tanto agognato settimo piano, rendendosi conto che, a quell'altezza, nessun altro studente era arrivato oltre che lei. Oltre che lei e Xavier, che l'aspettava poco lontano da lei con una rosa in mano.
Erin, a quel punto, avrebbe voluto correre da lui e baciarlo, dirgli che le era mancato terribilmente. Invece, ancora col fiatone e il viso arrossato per la salita, si limitò a sorridere, sorridere felice, senza fastidiosi pensieri che le torturavano la mente. Avrebbe potuto rimanere così, ferma a guardare il ragazzo per sempre, con quel sorriso stupido sulle labbra. E sarebbe stata felice.
Xavier. disse semplicemente. Decise di avvicinarsi al Corvonero, di andare da lui per essere sicura che fosse veramente lui e non solo un brutto scherzo della sua mente, un miraggio dovuto dall'insonnia. Si mosse a passi misurati, lentamente, fino a quando non arrivò davanti a lui. Prese la sua mano, quella che non teneva la rosa rossa, ed intrecciò le dita con le sue, mentre appoggiava un bacio sulla sua guancia.
Mi sei mancato. ammise. Sì, le era mancato vergognosamente tanto. Se Thierry avesse saputo che lei aveva detto una cosa del genere a qualcuno, probabilmente si sarebbe messo a ridere e non ci avrebbe creduto. Forse, ora Erin riusciva a capire quel sentimento che tanto osannavano i menestrelli.
 
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Gli sembrò di avere aspettato un'infinità, mentre invece erano trascorsi solo pochi minuti. Il tempo si dilatò a dismisura anche quando i suoi occhi finalmente videro la figura di Erin sorgere infondo al corridoio, dalle scale, ed avvicinarsi sempre più con quel suo viso un po' arrossato a causa della lunga strada che lui l'aveva obbligata a percorrere. Anche con quel colorito stava più che bene; meglio così, rossa e un po' accaldata, che fredda e pallida come l'aveva vista quella sera al lago. Erin era così perfetta che non si sarebbe mai stancato di guardarla camminare, con il suo passo misurato e quel sorriso che ornava piacevolmente il suo volto. Le sorrise di rimando e quando lei prese la mano del ragazzo, lui fece lo stesso stringendogliela e sentendo le labbra della ragazza sulla propria guancia. Le sorrise ancora, stringendo leggermente gli occhi quando sentì quel "mi sei mancato", era una delle cose più dolci che qualcuno gli avesse mai detto e gli fece venir voglia di stringerla forte, affondare il viso tra i suoi capelli e non lasciarla andare più. Invece decise momentaneamente di rimandare tale dimostrazione di affetto, poichè c'era qualcosa di più importante da fare. Sollevò la rosa rossa porgendola alla ragazza: non si sarebbe punta perchè si era premurato di eliminare tutte le spine, infatti Xavier credeva che non sarebbe stato di buon segno se Erin si fosse punta anche se solo per sbaglio.
"Buon compleanno Erin"
Poche parole, ma tanti sorrisi. Nonostante gli occhi del ragazzo fossero così scuri, sembravano ridere adesso. Continuò a stringerle la mano e poi aggiunse:
"Mi sei mancata anche tu"
Se le era stato lontano, era stato solo per poter compiere qualcosa che comunque la riguardava ugualmente, era come se tutto girasse attorno a lei in quel periodo e Xavier era felice così. Era da tanto che non sentiva quella rabbia repressa che invece aveva provato per i primi mesi dal suo arrivo lì; essersene liberato era un vero sollievo. Erin lo aveva reso felice e Xavier sperava di poter ricambiare allo stesso modo, motivo per cui era soddisfatto nel vederla sorridere e sentire la sua stretta così decisa, significava che tutto andava per il verso giusto.
Non vedeva l'ora di comunicarle le novità, ma si rese conto di non avere alcuna fretta: c'era tutto il tempo, avrebbero potuto tergiversare, stare insieme in tranquillità per un po', senza pensare ad altro, lasciando da parte tutti i problemi e le preoccupazioni che avrebbero potuto opprimerli.
 
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L'irlandese afferrò tra le dita lo stelo del fiore che il ragazzo le porse, sorridendogli mentre inalava il tiepido profumo della rosa.
Non serviva, Xavier. disse abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate mentre avvicinava l'altro braccio al busto. Sollevò nuovamente gli occhi su quelli scuri del Corvonero. Le guance le si imporporarono per un attimo, sotto lo sguardo nero di Xavier. Perché si sentiva così impacciata, quando era vicina a lui? Temeva la risposta.
Una nuova ondata di rossore si diffuse sul suo viso appena Xavier parlò nuovamente. A quante persone era mai mancata? Lei, con il suo sarcasmo e la sua mania del controllo. Solo Thierry doveva averle detto una cosa del genere, qualche volta, ma quella non era la stessa cosa.
Istintivamente, strinse maggiormente la mano di Xavier, come se più quella presa fosse stata salda, più lui sarebbe riuscito a percepire il suo affetto, mentre di nuovo si perse nel sorridergli. Di certo, Daphne si sarebbe comportata splendidamente, se fosse stata al posto suo. Lei si sentiva solo tanto impacciata e in imbarazzo. Non si era mai sentita tanto stupida, né mai una situazione non era rientrata sotto il suo diretto controllo, il controllo della sua mente. La sua testa, che reputava tanto lucida e pronta, sembrava essere immersa nella nebbia più fitta, in quel momento. Xavier tuttavia aveva detto che le cose che provava dovevano essere considerate in modo positivo, ed Erin ci credeva.
Il tempo sembrò fermarsi, mentre la Caulfield continuava a sorridere stupidamente e in un modo che poteva essere definito dolce al ragazzo, gli occhi chiari che guardavano il suo viso, come se fosse stata ipnotizzata, continuando a ripetersi che non era normale, rimanere così davanti a qualcuno, imbambolata.
Credeva di essere incappata in uno di quegli imbarazzanti silenzi, e allo stesso modo aveva paura di cominciare a parlare di cose inutili o senza senso solo per riempirlo. Erin Caulfield, che nei dibattiti doveva sempre avere la battuta finale, si trovava in quell'occasione priva di parole.
Iniziò a guardarsi intorno, per evitare di risultare troppo insistente col suo sguardo, aprendo meccanicamente la bocca senza emettere suoni, come se fosse sempre sul punto di iniziare una frase ma si frenasse poco prima di cominciarla.
Bè... esclamò alla fine, riportando gli occhi su Xavier. E quando vide di nuovo i suoi occhi scuri, quegli occhi che le piacevano così tanto, non potè fare a meno di baciarlo. Bacio che, comunque, frenò pochi attimi dopo il suo inizio. Non era possibile, che avesse scambiato appena quattro frasi di senso compiuto con lui e che già si mettesse a baciarlo in quel modo, non era morale.
Scusami. mormorò allontanandosi da lui, ma tenendo le dita tra le sue.
Sono stata... avrebbe potuto completare quella frase con milioni di parole. Sciocca, immorale, avventata, viziosa... Eppure, la lasciò in sospeso. Si riavvicinò al Corvonero, appoggiando il capo alla sua spalla, chiudendo gli occhi.
Mi dispiace.
 
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Xavier non credeva che una sola e semplice rosa rossa potesse avere tutto questo potere: Erin era rimasta in silenzio, come stupita, come se non avesse più parole per dire quel che provasse a parte le solite parole di circostanza sul non dover fare questo o quello. La rosa era solo un regalo minimo invece. Erin continuò ad arrossire, tanto da fargli pensare davvero di aver fatto chissà cosa di spettacolare, mentre secondo il ragazzo quel che aveva fatto era davvero nulla. Pur senza dire niente però, la connessione tra loro non mancava. Quando le stringeva la mano era come se aprisse un canale di comunicazione più diretto, che permettesse ad entrambi di comunicare con maggiore facilità e di trasmettere meglio le proprie emozioni. Era da qualche giorno che non si vedevano e queste emozioni erano rimaste sopite, mentre adesso potevano venire a galla più facilmente e lo fecero infatti quando Erin lo baciò: fu una cosa strana però, perchè la ragazza si ritirò indietro scusandosi per poi poggiarsi a lui. Perchè si scusava? La cosa lo fece sorridere. Come credeva di essere stata? Gli sarebbe piaciuto sentire gli aggettivi che lei avrebbe potuto autorivolgersi.
"Veloce"
Le disse a mezza voce rivolgendole un aggettivo che avrebbe potuto star bene in quella situazione, anche se lui l'avrebbe riferito più al bacio che a lei.
"Non scusarti, puoi farlo quando vuoi"
Aggiunse sorridendo e passandole la mano libera tra i capelli accarezzandoglieli. Alle volte Erin sapeva essere esagerata perdendosi in un bicchier d'acqua quando non era affatto necessario preoccuparsi, come in questa occasione. Se voleva baciarlo, poteva farlo senza doversi vergognare e senza chiedergli il permesso.
"Voglio mostrarti un posto speciale"
Non voleva continuare a restare nel corridoio, non gli andava l'idea che qualcuno avesse potuto spiarli mentre stavano insieme, che si baciassero o parlassero solamente; Xavier preferiva non avere troppi occhi attorno per una questione di riservatezza personale e basta. Sempre tenendo per mano la ragazza si spostò e la guidò verso un punto preciso del corridoio: non vi erano delle porte lì vicino, ma soltanto il muro. Vi passarono davanti una volta e poi il ragazzo si fermò, rivolgendosi alla ragazza.
"C'è una cosa che dovresti fare adesso: immagina una stanza a tuo piacimento, dove ti piacerebbe trascorrere un po' di tempo. Non dirmi di che luogo si tratta, ma visualizzalo nella tua mente come se lo desiderassi ardentemente e non potessi farne a meno. Potrebbe sembrarti strano, ma fidati."
Sarebbe sembrato molto più che strano, davvero fuori dal comune come richiesta: immaginare un luogo in cui voler trascorrere del tempo con tanto di mobilia e suppellettili. Erin avrebbe avuto tutto il diritto di chiedersi se Xavier fosse diventato matto e perchè le facesse una richiesta del genere. La risposta sarebbe arrivata successivamente però; adesso lei avrebbe solo dovuto fidarsi di quel che lui le aveva chiesto.
 
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view post Posted on 18/3/2014, 18:45     Top   Dislike
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Quella situazione fece riportare per un attimo Erin a qualche giorno prima, nella Torre dell'Orologio, quando Xavier le aveva proposto di sposarlo. Era successa una cosa simile anche allora, si erano solo invertiti i ruoli. Anche in quell'occasione si era presentata una frase conclusa dall'altro, un'esagerazione dal colpevole. Ma ad Erin sembrava che la colpa fosse più dalla sua parte, entrambe le volte. Del resto, sposandola Xavier le avrebbe fatto un enorme favore, favore che non pensava potesse essere ricambiato. E quando l'aveva baciato, era stato un semplice atto mosso dalla sua voglia di farlo, senza considerare i suoi, di pensieri, quelli del Corvonero, senza nemmeno considerarlo, approfittando semplicemente della situazione.
Impulsiva. ricordò in un sussurro l'irlandese. Era quella, la parola che aveva utilizzato per indicare il comportamento di Xavier nella Torre dell'Orologio, adattandola a lei stessa. In effetti, ci stava più che bene. Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe riferita a se stessa con quel termine. Lei che era sempre stata misurata, prudente, sospettosa... E adesso, si era resa conto di agire secondo impulsi non dettati da lei. O meglio, non dalla sua mente.
Appoggiò le labbra sopra al colletto del farsetto di Xavier, mentre sentiva la sua mano tra i capelli e la sua voce le dava il permesso di baciarlo quando meglio credeva. Erin alzò il capo, per poi appoggiare la fronte contro quella del ragazzo.
Tu... Tu sei troppo buono, Xavier. mormorò. Non riusciva in quel momento a non paragonare il ragazzo alle persone che l'avevano circondata fino a quel momento. Suo padre, Finn, Thierry. Loro erano i suoi uomini, quelli che la proteggevano. Gli voleva bene a tutti e tre, gli voleva dannatamente bene, e sapeva che il sentimento era ricambiato. Tuttavia, non poteva chiudere gli occhi davanti al menefreghismo di Kieran nei suoi confronti, alle battute imbarazzanti e di cattivo gusto di Finn. Al terrore che spesso Thierry le incuoteva. In Xavier, non aveva ancora trovato nulla da rimproverare. Era solo stato gentile. Era solo stato buono.
Tenendo stretta la mano di Xavier, lo seguì fino ad arrivare davanti ad uno spoglio muro di pietra. Erin rimase un attimo interdetta dalle sue parole, tanto che riprese quel suo tic di sollevare il sopracciglio sinistro, assumendo il suo cipiglio scettico e sarcastico, mentre guardava il suo viso. Riportò gli occhi sul muro.
Ti ho già detto, che non capirti m'innervosisce. commentò. Tuttavia, fece quanto Xavier le aveva richiesto. In un primo momento, pensò che qualunque luogo, con il ragazzo accanto, sarebbe stato perfetto. Me poi, senza volerlo, la sua mente volò oltre il mare, in Irlanda, a casa. In particolare, il posto che più identificava come casa. Vide nella sua mente il grosso caminetto in pietra, col caldo fuoco scoppiettante, la grossa cassapanca di noce, con dentro tutti i suoi oggetti, il guardaroba dello stesso materiale riempito da vestiti maschili, il letto a baldacchino, con le sue lenzuola candide e le pellicce chiari, i grossi drappi di velluto porpora che scendevano dalla struttura lignea del baldacchino, lo scrittoio e la sua sedia, con pergamene e piume e tomi su un angolo della stanza, e al centro di questa, il pesante tappeto, con sopra il divanetto di ciliegio foderato di stoffa rossa e dorata e la poltrona e il tavolino su cui le serve appoggiavano il pane e il latte nei pomeriggi d'inverno in cui tutti e quattro i Caulfield si rifugiavano. La camera di Thierry.
Si, le mancava, le mancava troppo anche lui. Quanti giorni aveva passato, in quella camera? Innumerevoli. Era in assoluto la stanza che preferiva del castello di suo padre.
Strinse ancora la mano di Xavier, continuando a guardare il muro davanti a lei.
 
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Era vero che Erin si sarebbe potuta innervosire se non avesse compreso ciò che Xavier avesse in mente in quel momento, però lo avrebbe capito presto, per cui avrebbe solo dovuto pazientare un po' e fidarsi di quello che lui le aveva chiesto di fare. Un motivo c'era, era semplice, sarebbe dovuto solo venire a galla e Xavier era certo che ci sarebbero riusciti.
Vide che Erin iniziò a concentrarsi, lo sguardo sicuro indirizzato sul muro lì davanti, la mano ancora stretta alla sua. Il ragazzo fece solo un passo indietro, trovandosi di poco alle spalle di Erin, affinchè non vi fossero interferenze di alcun tipo da parte sua che potessero rovinare la riuscita di quel procedimento.
Quando il ragazzo ritenne che la ragazza ebbe fatto abbastanza, tornò a guidarla in una breve camminata, tornando apparentemente indietro da dove erano venuti poco prima.
"Ti assicuro che lo capirai presto, continua a concentrarti"
La tranquillizzò subito o temeva che altrimenti avesse potuto decidere di rinunciare, anche perchè ad un certo punto Xavier si fermò e torno di nuovo indietro. Dovevano passare tre volte lì davanti, così gli era stato detto e così fece, anche se dall'esterno sarebbe potuto apparire tutto molto più che strano. Ad ogni modo alla fine si fermò ed attese; restò in silenzio, era un po' teso perchè se non avesse funzionato avrebbe avuto qualche problema a giustificare tutto quello che aveva fatto ed anche a trovare un altro posto in cui stare un po' insieme. Ma per fortuna non dovette preoccuparsi di questo. Dopo un paio di secondi infatti il muro iniziò a cambiare, comparve prima l'ombra di una porta, poi divenne sempre più chiara e più grande, fin quando non fu del tutto riconoscibile: era una porta in legno massiccio, scuro, a due ante come tante altre porte del castello.
Xavier fece scorrere gli occhi dalla nuova porta ad Erin sorridendole e quindi questa volta avanzò insieme a lei fino alla porta. Mise la mano sulla maniglia, ma prima di aprirla le disse:
"Chiudi gli occhi"
Quella sarebbe stata una vera sorpresa. Xavier non sapeva a quale posto avesse potuto pensare, ma doveva essere necessariamente significativo se era riuscito a farlo apparire, dunque le avrebbe fatto più che piacere rivederlo. Almeno era quello che sperava Xavier. Nonappena lei avesse chiuso gli occhi, sarebbero entrati entrambi.
 
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E proprio quando Erin credette di esser arrivata alla conclusione che Xavier avesse preso una brutta botta in testa prima d'incontrarla, il ragazzo iniziò a condurla indietro, rassicurandola e ordinandole di rimanere concentrata. Erin continuò ad eseguire il desiderio del ragazzo, mantenendo un'espressione poco sicura. Non aveva per nulla fede nelle azioni che il Corvonero continuava a farle fare, ma accontentarlo non le avrebbe di certo fatto male. Quante volte era rimasta zitta accontentando Thierry?
Xavier continuò a condurla su e giù per il corridoio, mentre gli occhi di Erin divennero sempre più sospettosi. Finalmente, a un certo punto si fermarono.
Senti, Xavier Gaunt, se questo è uno scherzo, allora... cominciò, squadrando il viso del ragazzo. Ma non riuscì a finire le parole che notò un cambiamento nel muro di pietra. Erin rimasse interdetta, mentre una parte della pietra si trasformava in solido legno scuro. Boccheggiò un attimo, confusa.
Bè, ti è riuscito bene. constatò a mezza voce. Xavier le chiese un'altra cosa, un'altra semplice cosa. Evitando di fare domande, Erin fece quanto richiesto, abbassando le palpebre mentre il Corvonero appoggiava una mano alla maniglia della porta. No, non era uno scherzo. Era una magia, una magia che probabilmente proveniva dal castello, dato che Xavier non sembrava poi tanto sicuro della riuscita di questa, quando le aveva chiesto di pensare ad un posto in cui volesse stare. Entrando dentro quella porta sarebbe forse arrivata a Port Làirge? O forse il castello avrebbe solo riprodotto una stanza simile a quella a cui stava pensando?
 
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Sì era proprio riuscito, ma non certo solo grazie a lui. Xavier si era limitato a fornire ad Erin le istruzioni giuste per farlo riuscire, ma il resto lo aveva fatto lei con il suo desiderio di trovarsi in un luogo ben preciso che aveva visualizzato nella propria mente. Adesso non restava altro che scoprire di che posto si trattasse. Quando Erin chiuse gli occhi quindi Xavier abbassò la maniglia della porta e si ritrovò dentro una stanza abbastanza ampia ed accogliente. Fece passare anche la ragazza e quando la porta si richiuse alle loro spalle, dalla parte esterna del corridoio questa scomparve alla vista; nessuno li avrebbe disturbati adesso.
"Adesso puoi riaprirli"
Era un luogo del tutto sconosciuto al ragazzo, ma che per Erin doveva significare qualcosa. Era certamente una riproduzione di un luogo preciso, con tanto di mobilia disposta con un esatto criterio: c'era un caminetto, una cassapanca, un armadio, un letto a baldacchino, uno scrittoio ed altri elementi che avrebbero potuto trovare in una qualunque stanza personale di qualcuno. Somigliava un po' a quella che Xavier aveva avuto a casa propria, se non si considerava l'antichità di quei mobili. Forse era la stanza di Erin nella sua abitazione? Era un'ipotesi tendenzialmente concreta, ma lo avrebbe chiesto direttamente a lei.
"A quale luogo hai pensato?"
Le chiese spostando lo sguardo su lei dopo essersi guardato intorno per abbastanza tempo. C'era anche un pizzico di curiosità nella sua voce, ma era più che altro curioso di scoprire se tale sorpresa fosse risultata gradita o meno alla ragazza. Il suo intento quel giorno era quello di farle passare una bella giornata e Xavier aveva creduto che lasciare a lei la creazione di quella stanza sarebbe stata la scelta migliore.
 
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Erin sentì guidarsi verso l'interno della stanza, attraversando la porta che era comparsa sul muro. Sentì la porta chiudersi alle loro spalle, e poi la voce di Xavier le permise di riaprire gli occhi. Lentamente, la Corvonero rialzò le palpebre.
C'era tutto, dal camino allo scrittoio al divanetto al tavolino. Istintivamente, lasciò la mano di Xavier e si avvicinò alla cassapanca con passo spedito. Si sedette a terra alzando il suo coperchio. Immerse la testa scura dentro il baule, trovandolo riempito di... Copie? Copie delle cosse che si ricordava fossero dentro la cassapanca della camera di Thierry.
Vide la sua spada lunga, dentro al suo fodero, varie lettere che aveva accomulato col tempo, tutti gli affetti che suo fratello aveva conservato.
Frugò nella cassapanca, dimenticandosi per un attimo di Xavier, immergendosi nei ricordi. Trovò una spada di legno, che Thierry e Finn usavano da piccoli per giocare a fare i cavalieri, altri giochi, piccoli tesori, agli occhi della Caulfield.
Una cosa in particolare, la colpì. Quando la trovò, sentì gli occhi pizzicare dall'emozione.
Era un semplice pezzo di legno intagliato a forma di cavaliere, un cavaliere a cavallo di un equino. Era molto stilizzato, nulla di eccezionale a livello artistico, ma che per Erin significava molto. L'aveva intagliato proprio Thierry, l'aveva intagliato per lei quando avevano uno dieci anni e l'altra sei. Si ricordava ancora quella notte tempestosa, in cui aveva bussato alla porta della stanza del fratello terrorizzata dai fulmini. Aveva dormito lì abbracciata a Thierry, stringendolo in una morsa ferrea ogni qualvolta un fulmine risuonasse nell'aria, facendo vibrare l'atmosfera del castello. E poi, il giorno dopo le aveva regalato quel pezzo di legno intallato, promettendole che l'avrebbe protetta, per sempre, quel cavaliere sarebbe stato il vincolo di quell'accordo.
Aveva passato giorni e giorni senza mai allontanarsi troppo da quel cavaliere. Poi, col passare degli anni, aveva un giorno dimenticato il cavaliere in camera di Thierry durante una delle loro chiacchierate, e le serve avevano molto probabilmente riordinato la stanza credendo che il cavaliere appartenesse al primogenito di Kieran, buttandolo nella cassapanca.
Girò il capo verso Xavier, come ricordandosi all'improvviso la sua presenza. Gli sorrise felice, lasciando cadere il cavaliere sulla gonna.
Questa... cominciò guardandosi intorno, sorridendo stupita ad ogni angolo che riscopriva.
Questa è la camera di Thierry. spiegò, riportando la testa sopra la cassapanca, rileggendo le righe delle lettere che Thierry aveva scambiato, che in Irlanda aveva letto così tante volte da ricordare a memoria. Riconosceva le lettere che gli aveva spedito lei mentre Thierry era nei suoi viaggi e che aveva riportato nel baule ogni volta che era ritornato in irlanda, le sue lettere da cui aleggiava un odore di lavanda. E poi quelle di Finn, scritte in modo confuso e disordinato, e quelle di Daphne, ripiegate in modo perfetto, la cui carta profumava di rose. Riconobbe anche quelle delle ammiratrici del fratello, che Erin si divertiva a leggere, considerandole solo povere illuse disperate. Thierry teneva ogni lettera, anche quelle che Erin riteneva insignificanti, come quelle della figlia della panettiera, o quelle della contessina provenzale che si era innamorata di Thierry un paio di estati prima.
Che incantesimo è? domandò a Xavier, cercando di dividere le lettere in base al mittente e in ordine cronologico.
 
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La reazione di Erin non poteva che indicare altro che la buona riuscita della sorpresa. La vide catapultarsi verso una cassapanca, aprirla ed iniziare a tirare fuori tutta una serie di oggetti più svariati: lettere, oggetti scolpiti in legno... Erin ne fu letteralmente rapita tanto che per un momento Xavier si sentì quasi di troppo lì dentro, come se avesse invaso uno dei suoi spazi privati senza aver chiesto il permesso, tant'è che restò fermo vicino al muro da cui erano entrati senza muovere neanche un passo in avanti.
Per fortuna la ragazza non si dimenticò completamente di lui e poco dopo gli rispose che si trattava della stanza di suo fratello Thierry, il famoso Thierry di cui Erin gli aveva già accennato qualcosa in passato. Xavier annuì guardando la camera adesso con maggiore consapevolezza: era un pezzo di casa sua ed anche un luogo a cui era legata per ovvi motivi affettivi, da quel che capiva.
Solo in quel momento il Corvonero iniziò a compiere qualche passo in avanti andando verso la cassapanca dove si trovava Erin, intenta adesso a riordinare alcune lettere, senza alcun motivo evidente. Lui si fermò accanto a lei, in piedi, quando gli venne chiesto che incantesimo fosse.
"So soltato che questa stanza fa apparire ciò che ci serve, se lo desideriamo fortemente."
Non sapeva altro in proposito, ma sembrava che funzionasse abbastanza bene. La magia che era stata impiegata per creare quella stanza e renderla funzionale doveva essere tra le più potenti del mondo magico e gli venne da chiedersi se per caso non potesse essere utile per trovare anche dell'altro.
"Ti piace?"
Le chiese quindi anche se la domanda sarebbe risultata un po' retorica. Dal modo in cui Erin si era gettata su quelle lettere e su tutto il resto che aveva visto lì dentro, la risposta doveva essere affermativa. Xavier accennò un sorriso, quindi si spostò per sedersi sul divanetto che si trovava lì vicino, da cui avrebbe continuato a guardare la ragazza e la sua felicità.
 
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Erin annuì distrattamente mentre Xavier le dava delucidazini sulla natura della stanza, persa con quel suo lavoro ossessivo-compulsivo di catalogalzzazione delle lettere di Thierry. Era a casa. per un giorno, per il giorno del suo compleanno, era tornata in Irlanda, seppur rimanendo entro le mura di Hogwarts, e questo grazie a Xavier.
Il ragazzo le chiese se le piacesse. Erin si permise di alzare il viso dalle lettere e guardare la figura di Xavier mentre si sedeva sul divanetto, sorridendogli.
Sono a casa, Xavier. rispose felice, rimettendo le lettere dentro la cassapanca, finalmente ordinate.
Come potrebbe non piacermi? domandò retorica. Anche all'interno del baule, aveva messo le lettere in un ordine preciso. Prima quelle sue, di Finn e di Daphne, poi quelle spedite da lord Kieran, e via via così andando dalle lettere che sapeva Thierry reputava più importanti a quelle con meno significato per suo fratello.
Le rimanevano in mano solo quelle delle ragazzine in preda agli ormoni. Leggerle la divertivano.
Con le lettere e il cavaliere nella mano destra,si aiutò con la sinistra a sollevarsi. Rimessa in piedi, lisciò le pieghe dell'abito, mentre si avvicinava a Xavier.
Si sedette sul divano, vicina al Corvonero, osservando le provenienze delle varie lettere, spulciando tra le frasi con più pathos. La contessina provenzale ammetteva che se Thierry non l'avesse sposata, probabilmente sarebbe morta di dolore. Per quanto ne sapeva, in quel momento quella contessina stava baciando il suo nuovo marito, mentre una balia accudiva la sua coppia di gemelli nati da qualche mese. Sembrava anche lei, così stupida, a Xavier? così melodrammatica? No, sperava vivamente di no. Del resto, non si sentiva di paragonare il sentimento che provava per Xavier con quello che la contessina credeva di provare per suo fratello. La contessina stava solo a sistemarsi con un matrimonio vantaggioso, magari provava per Thierry solo un'attrazione fisica.
Anche i tuoi sentimenti per me, sono cocenti quanto il sole d'agosto? domandò a Xavier, citando le parole della contessina, mentre gli passava la lettera. Prima che potesse rispondere, tuttavia, lo baciò di nuovo, allungando però quel bacio ripetto a quello precedente.
Grazie. mormorò, allontanando il viso dal suo per continuare a leggere un'altra lettera.
 
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view post Posted on 19/3/2014, 00:31     Top   Dislike
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Giusto, era come se fosse a casa, seppur in modo fittizio e comunque lontano dalla realtà. Se avesse cercato di uscire da quella stanza avrebbe comunque ritrovato i corridoi di Hogwarts ad attenderla e non quelli di casa sua. Però sì quella stanza aveva comunque già fatto molto più di quello che chiunque avrebbe potuto aspettarsi ed era risultato un regalo più che gradito.
Dopo un po' anche Erin venne a sedersi accanto a lui, portando però con sè delle lettere di cui lesse giusto una riga, ma che era già esplicativa di per sè e che lo fece sorridere divertito. Arrivò un altro bacio, di ringraziamento questa volta, seguito anche da un vero e proprio "grazie" poco dopo; Erin riprese a guardare ancora una volta quelle lettere, quasi come se fossero un tesoro inestimabile da cui lei fosse irrimediabilmente attratta. Xavier così non potè evitare di sporgersi a sua volta per guardare le lettere che la ragazza leggeva.
"Non è poco cortese leggere lettere d'amore altrui?"
Le chiese mentre carpiva a sua volta alcune delle frasi che vi erano riportate: erano proprio lettere d'amore, piene di descrizioni appassionate di stati emotivi più che presi dal sentimento amoroso o pseudo tale, dirette al fratello di Erin da parte di fanciulle che sembravano tutte prese da pensieri su di lui, pensieri che avrebbero fatto meglio anche a tacere per non rischiare di risultare un po' troppo spinti. A Xavier per esempio sembrò di leggere un passaggio in cui si diceva di un sogno in cui Thierry appariva con le sembianze quasi di un dio greco, mentre la fanciulla di turno non aspettava altro di essere colta dalla sua divina virilità. Incredibile come neanche a quei tempi la fantasia di certe fanciulle non avesse particolari limiti.
"Preferisci che siano cocenti come il sole d'Agosto o magari vediamo... ecco, infiammati di passione come il fuoco che brucia dentro di me?"
Non poteva negare che fosse divertente leggere quelle lettere e dunque le rispose prendendo spunto proprio da un'altra di quelle frasi che trovò poco più sotto a quell'altra che aveva letto poco prima Erin. Ma mentre rilesse quella frase, il tono di Xavier divenne diverso, si trasformò in canzonatorio, imitando il tono di voce, presumibilmente sensuale e appassionato, che sarebbe dovuto essere proprio di quella particolare frase, aumentando l'effetto avvicinandosi ancora alla ragazza per sussurrarglielo all'orecchio. Era risultato abbastanza convincente? Chissà se l'autrice di tale lettera fosse stata soddisfatta dalla riproduzione del suo testo da parte di Xavier? Presumibilmente no, però non gli importava. Il suo fine era quello di divertire Erin, farla sorridere e se in questo modo vi sarebbe riuscito, tanto meglio, anzi, avrebbe perseverato e poco gli sarebbe importato del resto. Alla fine non riuscì a trattenere una breve risata.
 
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view post Posted on 19/3/2014, 15:50     Top   Dislike
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Un ghigno si dipinse sul volto dell'irlandese quando Xavier le disse che spiare le lettere d'amore altrui non fosse di certo una cosa cortese. Lei non era cortese, non lo era mai stata. Le era capitato, tuttavia, che qualche volta, mentre Thierry le leggeva qualche lettera, si sentisse in imbarazzo, di troppo, che anche se Thierry non lo capiva, quelle lettere erano rivolte a lui e basta, che non avrebbero voluto che qualcun altro ci ficcasse il naso. Da quelle lettere, Erin sentiva che vi trapelava qualcosa, l'abbozzo di un sentimento più alto rispetto a quello di tutte le contessine o le figlie dei lord. Erano quelle scritte dalle persone che Erin considerava peggiori, le meno colte, le meno opportuniste, tuttavia. Quelle scritte dalla figlia del panettiere, per esempio, non erano espresse con un linguaggio eccelso, sembravano più che altro scarabocchi, eppure erano quelle più sincere, Erin lo sapeva. Non avevano costrutti alti ed eccelsi quanto quelli della provenzale, spesso vi erano errori di scrittura, ma erano le più belle.
Leggere le lettere della provenzale... Beh, quelle lettere le sembravano solo uno scherzo, la divertivano e basta, non riusciva nemmeno ad emozionarsi per quel sentimento fittizio. Erano ridicole, e sapeva che anche Xavier lo pensava. Infatti, poco dopo parlò nuovamente, rispondendo alla sua domanda citando a sua volta una frase presente in quella lettera, sussurrando quelle parole avvicinandosi al suo orecchio, utilizzando un tono di voce che fece nuovamente sorridere Erin. La Corvonerò alzò la mano fino al viso del ragazzo, per andare a sfiorare la sua guancia e i suoi capelli, come se volesse evitare che se ne andasse.
Non sono mai stata, cortese. disse la ragazza, continuando ad infilare le dita fra i capelli di Xavier, mentre teneva lo sguardo fisso sulla lettera.
E se anche lo fossi, la mia cortesia verrebbe sprecata, se la spendessi nei confronti dell'autrice di questa lettera. Rasenta lo squallore. storse leggermente il naso quando rilesse alcuni passi della lettera. Non poteva tuttavia negare alla francese una fervida immaginazione.
Si, Clothilde Leclerc era piuttosto squallida, nelle sue lettere, seppur mantenendo uno stile perfetto. Non ho proprio nulla da dire, sugli aspetti formali della lingua. Credo che abbia addirittura studiato un po' di gaelico irlandese. Aveva scritto qualcosa in gaelico, in un paio di sue lettere. rifletté la ragazza. Si mise più comoda sul divano, facendo scivolare le scarpe fuori dai piedi e appoggiando questi alla seduta del divano.
Oppure potrebbero essere luminosi quanto la luna piena nel cielo notturno, immagino. commentò, trattenendo una risata, la mano che continuava ad accarezzare i capelli di Xavier.
 
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view post Posted on 20/3/2014, 12:35     Top   Dislike
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Le parole di Erin riguardo a quelle lettere erano davvero dure, Xavier non si aspettava che potesse essere così critica al riguardo. Nulla da contestare sullo squallore e la mancanza di gusto di quelle lettere, era vero, oggettivo e tutte quelle frasi facevano davvero ridere. Però al ragazzo era sfuggito quel lato critico della ragazza ed era comunque interessante il modo in cui lo avesse scoperto, oltre che fortunoso. Per fortuna lui non era il tipo da scrivere nelle lettere cose di questo genere, ma se mai gli fosse passato per la testa in futuro, memore di tali giudizi critici, avrebbe desistito.
"La prossima volta che ti invierò un gufo con una lettera starò molto attento"
Commentò Xavier divertito pensando a cosa avesse potuto pensare lei del suo stile così conciso e netto. Il massimo che le aveva scritto nelle sue brevi lettere era stato un "vediamoci qui. X." Per cui qualcuno non avrebbe potuto neanche accennare ad un qualche giudizio, ma qualcosa invece gli diceva che Erin, anche senza farglielo sapere direttamente, avrebbe potuto rimproverarlo per la sua brevità, ad esempio.
"Mi impegnerò di più"
Se c'erano degli estremi lui e tale Clothilde potevano essere collocati esattamente ai poli opposti: chi scriveva troppo poco e chi scriveva davvero troppo. E poi non avrebbe mai e poi mai voluto perdere il favore di Erin per qualche frase di troppo: sapeva che avrebbe rimpianto fin troppo i bei momenti passati con lei e, come in quel caso, le dolci carezze che gli regalava. Come avrebbe fatto altrimenti?
Dopo che lei si fu messa comoda, le passò un braccio attorno alle spalle così da farla poggiare a sè e stringerla un po'.
"Però sappi che sarò pronto a corromperti in ogni modo per farti cambiare idea nel caso in cui dovesse andare male"
Le sorrise ancora immaginando un'eventualità del genere; sarebbe riuscito a convincerla? Oh lui sperava ardentemente di sì, ma era anche vero che, come quel caso aveva appena mostrato, vi erano degli aspetti che avrebbero dovuto conoscere l'uno dell'altra dunque fare previsioni assolute sarebbe stato anche leggermente azzardato. A tal proposito conoscersi meglio sarebbe stato essenziale, ma ci sarebbe stato il tempo, del resto grazie ad Hogwarts avevano l'opportunità di frequentarsi praticamente ogni giorno: quale migliore opportunità?
 
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44 replies since 15/3/2014, 01:14   281 views
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