| Rischio. Poteva considerarla una parola di gran lunga intrigante, certo. Ma non se tutta la tua vita lo è. Constantine era vissuto sempre dentro ad una bolla, ma non di protezione, bensì di rischio. Ogni sua parola o ogni suo gesto erano stati controllati da altri, calibrati da lui, così da trasformare in seguito ogni suo gesto in una prova, un test, un'incognita. Ma a giudicare dalle parole di quella donna, probabilmente per lei non era stato lo stesso. Forse rischiare la vita dava un senso di vita, un profumo di libertà che in altri casi non sentiva. Era affascinante, sotto un certo punto di vista. Sotto il suo, sicuramente. Constantine Holmes era malato, annegava di piacere nei problemi umani, ne traeva una fonte vitale inestimabile, erano come l'aria stessa che respirava. Le persone sono pozzi profondi dove scavare e trovare mostri inaspettati, fino ad arrivare alla follia. Follia, di nuovo a questo punto. Era forse la sua forte pazzia ad attirarlo verso i problemi altrui?Verso le stranezze? Abbassò la mano dalla ragazza, sorridendole di rimando, e protraendo allo sguardo lo stesso sorriso. Il più degli esseri umani comunicavano con gli occhi, lui amava farlo con il sorriso. Stimava da solo quel gesto puro e tuttavia finto e bugiardo, tanto da usarlo in diverse situazioni tutte che potessero dargli un beneficio. - Ho sentito grandi cose su quel Whisky. Sono fedele alla Scozia, ma provare nuovi...sapori, non mi dispiace mai. Rimase immobile, imitando quella sconosciuta, fissandola ancora negli occhi. C'era un'alchimia strana in quelle situazioni, secondo lui. Non conoscere l'altra persona, non saperne il nome ne tanto meno la provenienza, lo eccitavano. Era come se quella che hai davanti non potesse mai tradirti, ripugnarti, darti fastidio. Non ti avrebbe mai e poi mai deluso. Era un gioco, un gioco di occhi, sorrisi, calore e parole. Parole al vento, senza un senso. Potevi aver davanti un assassino, o un santo, ma in quel momento era solo qualcuno. Qualcuno di indescrivibilmente libero. - Ad una condizione... Iniziò, staccando ora lo sguardo - Entriamo, e ci accomodiamo. Le cose le faceva bene, se doveva farle. Mosse il primo passo e, senza chiedere, prese la mano della lei, e con delicatezza le fece seguire i suoi passi fin davanti all'entrata di quella catapecchia. Erano anni che non vi entrava, anni che non veniva in quel posto. I ricordi si sarebbero fiondati su di lui come un nemico assetato di sangue. Ma a sua disposizione aveva litri d'alcol, e una bella ragazza. Poco gli importava, di tutto. Toccò appena la maniglia della porta che sembrava cedere da un momento all'altro, e quest'ultima si aprì, rivelando una stanza buia e la presenza di molta, molta polvere. - Spero tu non sia allergica a nulla, non vorrei essere mandato al Wizengamot con un omicidio da spiegare. Furono le sue ultime parole prima di tirar dentro la rossa, e chiudere dietro di loro la porta. Il buio li avvolse completamente, l'alcol iniziava a dargli alla testa. Chiuse gli occhi, come se avesse bisogno di altro buio. La testa iniziò a girare, ed istintivamente, si aggrappò alla prima cosa che si trovò davanti: lei. - Dammi un nome, vero o finto non mi interessa. Sussurrò al suo orecchio, quando la testa cadde pesante tra i capelli profumati. Era l'ora di dimenticare Constantine Holmes.
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