- Perchè bevi?
- Per dimenticare.
- Per dimenticare cosa?
- Che ho vergogna.
- Vergogna di che?
- Di bere.
Non sempre le cose sono logiche, ma talvolta le cose assurde hanno una logica più stretta di quelle che dovrebbero essere ragionevoli.
Franz Ulysses Cage ne era ben cosciente.
Tanta mediocrità nell'eccellenza, tanta eccellenza nella mediocrità.Volto alla sua unica causa di cercare la bellezza, beveva per ovattarla, per mettere un filtro sfocante ai suoi occhi, lasciando limpido l'unico dettaglio importante.
Appoggiò la borsa che lo accompagnava sempre sul bancone, la macchina fotografica pronta all'uso.
Un uomo si sedette accanto a lui, ed alzò il calice in sua direzione.
Franz non diede senso alle sue parole, ma premette Click.
Una Polaroid -così la chiamavano i babbani- venne sputata fuori quell'aggeggio infernale e lui, dopo aver staccato una pellicola, iniziò a sventolarla quasi fosse un ventaglio.
Non rispose a quell'uomo, non direttamente: fece scorrere l'istantanea sul bancone, fino a lui.
- A che tu possa essere attaccato alla vita come quella briciola alla tua manica.Alzò finalmente il bicchiere, sorridendogli un poco, e iniziò a picconare a sorsi il gelo dentro di sé.
- F.U. CAGE, Testa di Porco, 15/12/74. Di fronte a del buon Whiskey, siamo tutti uguali.
Bianco e nero. Effetto sfocato. Mano di sconosciuto che brinda con me alla salute. Focus sulla briciola attaccata alla manica. Ho pensato che fosse un augurio migliore.